Egregio Direttore, sabato scorso essendo in attesa di un peggioramento del tempo che puntualmente è arrivato, partendo da Erve, sono salito lungo le pendici del Resegone seguendo un percorso che ormai mi è famigliare e dunque assai rilassante. Il cielo cominciava un po’ a velarsi ma la magia della montagna in questi casi ci guadagna e quando ti trovi da solo al cospetto della natura che si risveglia non puoi che godere pienamente di questa invidiabile atmosfera: il palpabile silenzio, appena interrotto da un elicottero di passaggio, e le molte tonalità primaverili del verde più tenue sono infatti i tuoi fedeli e impagabili compagni di viaggio.
Raggiunta la località di Pian Munik e percorso il sentiero che a mezza costa conduce verso le baite di Piazzo, in direzione della capanna Alpinisti Monzesi, si giunge rapidamente alla località della Passata, punto strategico per chi vuole proseguire verso il Pertus e il monte Tesoro ma da qui si può anche salire alla vetta della montagna manzoniana per eccellenza. Bisogna seguire il suggestivo e impegnativo sentiero delle Creste, che anche recentemente ha purtroppo registrato un grave incidente: nei canali verso la bergamasca la neve era ancora gelata e l’erba secca sui ripidi pendii, ancora oggi è insidiosa più che mai.
Giunto per facile e ben segnalato sentiero alla capanna Monza, seduto davanti al rifugio, avrei voluto gustarmi oltre al meritato riposo anche la bellezza del paesaggio circostante ma una pineta che di anno in anno si fa sempre più incombente e cupa, impedisce la vista agli affezionati escursionisti e agli atleti che anche nei giorni scorsi sono giunti quassù a godersi la quiete e la bellezza di questi luoghi ma anche per allenarsi in vista della ormai imminente corsa in montagna, la famosa Monza-Resegone.
Fra i presenti un camminatore si è improvvisato “commediante” e di fronte a questa indisponente quanto impenetrabile barriera vegetale ha abbozzato “L’infinito”, immortale lirica di Giacomo Leopardi che, con licenza poetica, propongo ai anche ai futuri salitori del monte per un raffronto con le foto allegate:
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Effettivamente le due situazioni sono quasi perfettamente sovrapponibili, con una sola piccola ma significativa differenza: una siepe forse qualcosa lascia intravvedere oltre il suo verde “impedimento”, invece, questa fitta pineta lasciata crescere così disordinatamente e senza regimazione alcuna, è solo un ostacolo allo sguardo e un pugno in un occhio, anzi a tutti e due. Speriamo che presto, il buon senso abbia il sopravvento e la pineta sia almeno sfoltita e resa presentabile. Amiamo infatti la natura in tutte le sue manifestazioni ma è opinione comune fra gli escursionisti della Monza che questo “mare” di pini mezzo rinsecchiti, perché troppo fitti e malcurati, così com’è, non piace proprio a nessuno.
Lettera firmata