BARZIO – Entrate per circa tre milioni di euro di cui il 72% non è disponibile perché trattenuto dall’erario, dunque poco più di un milione per far girare un paese a vocazione turistica i cui cittadini versano in tasse quasi 30 milioni di euro.
Nel frattempo la giunta Ferrari insieme all’Area economico-finanziaria del Comune ha certificato tagli ai bilanci di questi anni per 700mila euro raschiando ove possibile: tre dipendenti comunali andati in pensione e non reintegrati con la voce “costo personale” passata da 400mila euro a 240mila, tagli su pulizia del municipio, ridotti gli orari al pubblico e dipendenti mandati fuori sede per risparmiare sul riscaldamento di Palazzo Manzoni.
La biblioteca (un ‘gioiellino’ nel quadro provinciale per i servizi che offre) campa sulle sue gambe vendendo libri vecchi per comprarne di nuovi. Per il sociale si è tenuto il minimo indispensabile. Di opere pubbliche non se ne parla. Il calendario degli eventi estivi è stato realizzato grazie a sponsorizzazioni. E non mancheranno anche quest’anno altri 15mila euro per l’asilo parrocchiale, con l’asticella che sale a 280mila euro in sette anni.
Guardando a Roma la situazione è di stallo e le previsioni non sono affatto rosee, confermano i tecnici, anzi si prevedono ulteriori tagli da 15mila euro nel biennio 2018-19.
È l’assurda – e preoccupante – condizione in cui si trovano oltre a Barzio altri 590 comuni italiani densi di seconde case, una netta minoranza dei 7.998 campanili del Bel Paese, spremuti dal Fondo di solidarietà del federalismo fiscale e dalla riforma Delrio. Denaro che va innanzitutto a dare respiro alle casse statali, e in parte finisce redistribuito ai Comuni cosiddetti “disagiati”: restando in Valsassina, altopiano e alta valle “donano”, mentre il “disagiato” centro valle incassa.
Un tema che VN ha ampiamente sviscerato, sin dai primi prelievi forzati, per arrivare all’incontro della delegazione barziese al Ministero dell’Interno con il Direttore Centrale della Finanza degli enti locali Giancarlo Verde.
Ora però si potrebbe aprire uno spiraglio, pur senza troppo ottimismo. La situazione, dopo forse troppo tergiversare, è diventata infatti insostenibile e questa minoranza di Comuni “ricchi” ha deciso di muoversi all’unisono: portavoce si sono fatti i paesi delle olimpiadi invernali di Torino 2006, e si vedrà quali iniziative prenderanno.
Nel frattempo il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di 44 Comuni trevigiani che a fine 2015, con Conegliano capofila, si son rivolti al Tribunale per “liberarsi dal giogo” del Fondo di solidarietà. La pronuncia è di poche settimane fa ed ha del clamoroso: secondo i giudici il meccanismo del Fondo di Solidarietà del 2015 è illegittimo e l’erario dovrà rimborsare i Comuni. La palla ora passa al Governo, spetta a Roma decidere se accettare la sentenza e le conseguenti ricadute (scontato pensare che a quel punto tutti i 592 andranno a battere cassa) o se invece impugnare la sentenza al Consiglio di Stato.
Barzio e non solo stanno alla finestra ad osservare, interessati e pronti ad agire per recuperare qualche spicciolo, fossero anche solo le briciole di quei 30 milioni di tasse barziesi.
C.C.