LECCO – Il Cai Milano ha riassegnato alcuni rifugi, andando a toccare anche realtà storiche del territorio come il “Rosalba” e seguendo logiche che hanno creato dubbi e perplessità in chi frequenta e ama la montagna. Nel dibattito si inserisce oggi, a gamba tesa, la Confcommercio di Lecco – anche con il suo Gruppo Rifugi dell’associazione che comprende la quasi totalità delle strutture presenti in provincia.
Il presidente di Confcommercio Lecco, Antonio Peccati (tra l’altro anche guida alpina, ndr), spiega: “I nostri monti sono da valorizzare e sono fondamentali per il turismo e per il nostro territorio. Le montagne hanno bisogno di rifugi e queste sono realtà a cui teniamo in modo particolare. Strutture gestite da persone rare, che hanno fatto una scelta di vita e che sono un patrimonio e vanno preservate, tenendo conto non solo della logica del profitto. Sappiamo benissimo che le scelte adottate dal Cai Milano sono perfettamente a norma, ma è anche chiaro a tutti che le regole devono tenere conto delle persone, soprattutto quando parliamo di Enti come il Cai. Ne va del bene del nostro territorio, dei nostri rifugi, delle persone interessate”.
Il Gruppo Rifugi di Confcommercio Lecco, in un documento pensato, scritto, redatto collegialmente e approvato dalla maggioranza dei rifugisti, ripercorre le tappe principali della vicenda:
“Come rifugisti della Provincia di Lecco siamo stati ai margini di un dibattito pubblico che ha coinvolto più soggetti, il Cai Milano da una parte, alcuni nomi dell’alpinismo e della vita culturale Lecchese, ed in generale una parte dei frequentatori delle nostre montagne, dall’altra. La questione si è sviluppata dai fatti che hanno portato, nell’autunno dell’anno scorso, al mancato rinnovo del contratto di gestione del Rifugio Rosalba nei confronti di Mauro Cariboni, storico gestore del rifugio sulle pendici delle Grigne. Riteniamo che questo sia un dibattito dovuto e che tocchi argomenti che sono un po’ il nocciolo del nostro lavoro, della nostra scelta di vita”.
Poi aggiunge: “Quello che si è messo in moto (partendo dal caso specifico delle Grigne e dei suoi rifugi) disegna traiettorie e modus operandi futuri che inevitabilmente ci interrogano sul nostro mondo lavorativo, su come scegliamo di viverlo e su quella che noi crediamo essere l’idea di rifugio, il suo significato profondo, che sembra ora non coincidere più con la visione che ne ha il Club Alpino Italiano. È un’occasione per noi di riflettere sul futuro della nostra figura, del suo senso, del senso che davvero si vuole dare alle parole “innovazione”, “sviluppo”, “imprenditorialità” in ambito montano. Parole che devono, secondo noi, essere sempre seconde a quell’”etica” che guida le scelte di chi lavora o gode della montagna”.
Quindi, a nome della maggioranza dei rifugi lecchesi, il Gruppo prende posizione in modo netto: “Esprimiamo il nostro disaccordo sul metodo adottato dal Cai Milano riguardo alla cessazione del rapporto ventennale con il nostro collega, ritenendola, nei modi, in contrasto con i valori etici ed umani di cui l’associazione si fa promotrice. Esprimiamo inoltre i nostri dubbi e la nostra contrarietà riguardo alle nuove scelte contrattuali, le nuove forme gestionali (contratti di cessione di diritto di superficie, contratti atipici, multigestioni…) che da qualche tempo sono sempre più utilizzate dal Club e dalle altre Società proprietarie. A seconda dei casi esse o ci lasciano in situazioni di precarietà progettuale o mettono in discussione la figura del rifugista in quanto identità e anima dei nostri rifugi, o rischiano di agevolare, al momento delle assegnazioni, realtà e situazioni finanziariamente ben equipaggiate a discapito di realtà e singoli che hanno semplicemente un piccolo progetto di vita dal budget più limitato”. Quindi l’analisi prosegue così: “La nostra scelta di vita ci permette di mantenere una famiglia, di coltivare un sogno, di assaporare momenti di pura poesia, in cambio di molta fatica e di sacrifici, sempre consapevoli che questo lavoro significa anche avere cura di luoghi speciali, per loro natura e carattere poco assimilabili alle realtà imprenditoriali e turistiche delle città. Anzi, facendo di questa diversità un punto di forza e rendendo la nostra figura un po’ parte di quella dimensione umana che lega i rifugi al loro territorio”. Il Gruppo Rifugi di Confcommercio Lecco conclude con un auspicio: “Nella speranza che anche il nostro punto di vista possa contribuire ad un dibattito profondo e costruttivo tra le parti, ci auguriamo che la nostra voce di soci, di Rifugisti, di amanti della montagna, abbia forza e valore, trovando ascolto e risonanza”.
Posizione condivisa dall’associazione, come ribadisce il presidente Peccati: “Comprendiamo l’amarezza e la rabbia dei nostri rifugisti. Tra l’altro siamo convinti che l’ipotesi di un unico assegnatario per più strutture non sia il massimo nemmeno per l’eventuale vincitore, che si troverebbe in una condizione poco invidiabile. Abbiamo già individuato possibili soluzioni per una conclusione che sia positiva per il territorio e per le persone interessate. Speriamo di trovare disponibilità da parte dei nostri interlocutori: siamo pronti fin da ora a incontrare i responsabili del Cai di Milano per valutare insieme una strada positiva che tenga conto delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti”.
Proprio domani, in Comunità Montana Valsassina a Barzio – per tutta la mattina – il CAI Milano ha promosso un convegno sul tema. A questo punto il clima del simposio si “scalda” – e molto – dopo la durissima presa di posizione di Confcommercio, proprio contro le scelte del Club.
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