Arriva ‘Caravina’, la birra alla castagna della Valsassina, Valvarrone e Muggiasca



Presentazione ufficiale, con tanto di istituzioni: la Comunità Montana Valsassina, in primis, forte "sponsor" della nuova produzione, e l’amministrazione provinciale rappresentata dall’assessore Dadati (nelle foto in questa pagina lo stesso Dadati con il presidente della CM Alberto Denti).

E’ di quest’anno la ricerca e la sperimentazione della trasformazione delle importanti produzioni di castagna della Valsassina, della Muggiasca e della Valvarrone in Birra di Castagna. La qualità di castagna che dà origine al nome è “Caravina” così come viene chiamata nelle zone di raccolta e in tutta la valle con alcune inflessioni dialettali diverse da zona a zona. La produzione è stata affidata ad un birrifico della Provincia: il Birrificio Lariano di Dolzago.

Il marchio raffigura in campo chiaro, una stilizzazione del profilo della castagna, con distinzione del colore del profilo che riprende i colori del frutto e una zona più chiara: il fondo della castagna dove viene inserita la definizione Birra di castagne.

All’interno, campeggia la scritta Caravina che riprende i caratteri tipici delle birre anche di marchi più conosciuti, per rendere ancora più riconoscibile la tipologia della bevanda. I due leoni rampanti, ripresi dai vari stemmi comunali come elemento comune che ben si adattano alla tradizione birraia, alzano un boccale.

Al piede del logo, a chiusura e sigillo della garanzia lo scudo “logo” della Comunità Montana sorretto da due foglie di castagno.
Lo studio del logo è stato affidato ancora una volta alla Rosato’s Advertising, che per la Comunità Montana aveva già realizzato il logo del Parco della Grigna Settentrionale e il logo del Trekking dei Rifugi. Il logo “Caravina” è stato poi inserito nella tipologia delle etichette del produttore.

Perché la “Caravina”
La “Caravina” è il termine dialettale con cui è conosciuta la castagna domestica nel territorio di raccolta del prodotto: la Valsassina, la Valvarrone e la Val Muggiasca… A Pagnona, per esempio viene chiamata “Garavina”, ma nel resto del territorio “le caravine” sono le castagne più buone, quelle meglio sfruttate da mangiare subito, da farne caldarroste o lessate.
Come in altri territori simili al nostro, la castagna, nel secolo scorso, ha rappresentato una vera e propria risorsa nell’economia e nell’alimentazione.

“C’è un patrimonio di storie e leggende, nelle nostre valli, nato quando la fame era davvero fame e la sopravvivenza era legata ad una manciata di castagne. Un frutto che ha avuto una grande importanza nella storia delle nostre vallate, indispensabile fonte alimentare fin dai tempi più remoti, addirittura moneta sonante come testimoniano alcuni documenti medioevali dove le locazioni di prati e di selve venivano stabilite in some e quartari di castagne. Comunque è un patrimonio tradizionale orale che testimonia come l’impiego alimentare della castagna a colazione, pranzo e cena, sia da far risalire alla notte dei tempi. Tantissimi anche i motti e le filastrocche che parlano di castagne, da sole o associate ad altri alimenti”

La scelta di proporre un utilizzo ulteriore della castagna è fatta nell’ottica di migliorare i progressi e i consolidamenti nel comparto agro-alimentare del territorio, e fa seguito a quanto già proposto in passato nell’industria casearia (latte, burro, formaggi), con la riqualificazione dei prodotti quali i piccoli frutti, il miele, e più recentemente: l’olio (frantoio di Biosio), la patata bianca di Esino… Per rafforzare e rendere sinergico un comparto che ha solo bisogno di essere valorizzato e riscoperto.

 

 

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