Il proverbio dice in realtà "Natal pas d’un gal, Pasqueta n’ureta e Sant’ Antonio n’ora bona". Ma il senso è solo uno: dopo Natale le giornate cominciano ad allungarsi e le notti sono più corte, pur essendo in pieno inverno, iniziano pian pianino a vedersi i cambiamenti. Ma cosa succede veramente ?
Nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembri fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della "declinazione", cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale.
Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima.
Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Stiamo parlando del solstizio d’inverno.
Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta.
Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e "invincibile" sulle stesse tenebre.
Durante il solstizio di inverno le giornate ricominceranno ad allungarsi e quindi in tutte le civiltà del mondo si associa questo momento alla rinascita. Anche le nostre festività di Natale e Capodanno sono collocate nei giorni vicini al solstizio proprio per proclamare, con la nascita di Gesù, la rinascita della luce.