"La vigilia d Natale era molto speciale, perché prima di andare a messa ricevevamo i piccoli doni che allora ci si poteva permettere,o un’arancia, un po’ di torrone do un paio di calnze di lana", gli occhi emozionati di Isabella, anziana signora di Priumaluna lasciano intravedere un passato quando una arancia o una noce facevano la differenza in un’Italia difficile che non era quella di oggi.
Stefano, che frequenta la terza media a Introbio si aspetta un nuovo telefonino: "Magari un Touch di quelli dove lo schermo si scorre appoggiandoci sopra un dito"; anche Sara di Pasturo che fa la quinta elementare si aspetta un videogame di ultima generazione "Perché quello che ho ormai è vecchio". Anche i piccolissimi a cavallo tra elementari e materna sono attirati dal gioco digitale. E in seconda battuta non mancano i regali più tradizionali, a Ballabio Nicola pensa pure ai castelli di legno e Giovanni alle macchinine.
Due generazioni, due mondi, una sola cosa in comune la magia del regalo e la gioia dell’attesa. Rimane ormai lontana la Valle dei sassi in cui piccole dolcezze per il palato erano doni ambiti: "Ai miei tempi, quelli del dopo guerra, la notte di Natale ricevevamo una manciata di caramelle, un pezzo di torrone e un po’ di frutta secca" – commenta Marino di Cortabbio – "col boom economico anche i regali sono migliorati, mi ricordo di aver insistito per due Natali di seguito con mio padre per avere il Meccano, che finalmente è arrivato" ci dice, aggiungendo, "erano altri tempi, tempi di slitte che duravano una vita, di Lego o biglie".
Oggi forse il consumismo – soprattutto nei piccoli – ha offuscato uno dei piaceri del Natale che è quello di stare insieme in famiglia, compensando i tanti momenti dell’anno in cui non ci si riesce ad incontrare.