Si profila una primavera difficile sul fronte dei contratti per il settore metalmeccanico in Valsassina. Oltre al rinnovo del contratto nazionale (già sottoscritto fra le associazioni Federmeccanica e Assistal e le sigle sindacali Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl, per il rinnovo del triennio 2010-2012 ma non per la piccola e media impresa alla quale aderiscono quasi tutte le aziende valsassinesi) che dovrebbe chiudersi tra poche settimane visto che le trattative sono ancora in corso, c’è dar rinnovare in molte aziende valsassinesi anche il contratto aziendale.
Ma qui la situazione è piuttosto complessa. Vista la crisi globale in atto da ormai un anno e mezzo, molte aziende iniziano a mettere in dubbio il rinnovo della contrattazione aziendale. Alcune ditte hanno siglato accordiponte per tutto il 2010, altre si sono rifiutate di rinnovare il contratto fino a quando la situazione non prenderà una piega positiva, altre ancora hanno rinnovato ma a condizioni molto ridotte.
C’è comunque una novità che inizia a preoccupare le tute blu: alcune delle imprese che devono chiudere il contratto aziendale hanno avanzato l’ipotesi di rinnovo senza l’introduzione del premio di risultato, specie di quattordicesima che viene pagata solitamente in due tranche, una a febbraio e l’altra ad agosto, argomentando che questa gratifica "inciderebbe pesantemente sul costo del lavoro e dunque su prezzi di vendita dei prodotti finiti."
Dunque, l’ipotesi che inizia a configurarsi è quella di un rinnovo senza premi di produzione o almeno una riduzione di questi, provocando un vero e proprio danno economico alle famiglie dei metalmeccanici a cui verrebbe a mancare la gratifica che da parecchi anni percepiscono.
Per ora solo ipotesi, avanzate però in sede di contrattazione, dunque davanti a delegati sia dei lavoratori che delle imprese: è questo fatto che preoccupa i lavoratori valsassinesi.
"Come mai siamo sempre noi a pagare i piatti rotti?" commenta uno dei lavoratori del settore interpellato dal nostro giornale "capiamo il momento difficile che vive l’economia nazionale e locale, ma toglierci il premio produzione sarebbe una cosa ingiusta visto le difficoltà che abbiamo già per arrivare alla fine del mese".
Il premio varia secondo le aziende e i contratti siglati: si va dagli 800 ai quasi 2000 euro, in alcuni casi è legato alla produzione, in altri al raggiungimento dei certificati di garanzia e qualità.
I lavoratori sono inquieti, non ci stanno ad un taglio del loro stipendio, soprattutto perché considerano assurdo che venga tolto un beneficio nel nome del costo del lavoro, "quando le cose vanno alla grande come un paio di anni fa quando le commesse erano tante e la fatturazione alle stelle, non abbiamo avuto una lira in più e i padroni hanno avuto dei grossi guadagni, ora che la situazione è difficile, perché dobbiamo essere proprio noi lavoratori a rispondere abbassandoci gli stipendi?" commenta un’altra tuta blu valsassinese.
"Non resteremo con le mani in tasca ad aspettare che ci venga tolto il premio" ribadisce un altro operaio metalmeccanico "ci stiamo già mobilitando e soprattutto ci stiamo organizzando per far fronte all’emergenza mettendoci insieme con altri lavoratori della Valle".
Le due posizioni dunque sono chiare: alcuni imprenditori hanno in mente di tagliare le spese per superare il momento di crisi operando proprio sugli stipendi dei lavoratori, dall’altra parte i dipendenti, sostenuti dalle organizzazioni sindacali, non hanno intenzione di mollare un centesimo, soprattutto non vogliono essere loro a pagare per una crisi che non hanno "creato loro" come ci riferisce una lavoratrice di Primaluna: "La crisi la stiamo già pagando noi con la cassa integrazione, taglio degli straordinari, paura e maltrattamenti psicologici in fabbrica, mancava solo che ci toglievano il premio di produzione".
Dunque, nel calvario dei lavoratori metalmeccanici senza contratto nazionale, con aziende in crisi che iniziano a togliere il lavoro in fabbrica per consegnarlo agli artigiani che in questo periodo si sono dimostrati "molto efficaci e puntuali" con le consegne, con decine di lavoratori in cassa, si somma anche il possibile taglio del "premio".
In definitiva i metalmeccanici della Valle hanno seri dubbi di finire la loro carriera in paradiso…