Una situazione che si è presentata più volte nei vari comuni della Valle, soprattutto nei mesi più caldi, questa volta interessa Introbio, il sindaco ha emesso ieri un’ordinanza con la quale ordina la bollitura dell’acqua proveniente dall’acquedotto comunale per "uso alimentare". In realtà l’acqua è potabile, grazie al tradizionale impiego del cloro, ma il suo passaggio nei tubi fa staccare qualche incrostazione che finisce in pentola o nei bicchieri, da qui scaturisce l’ordinanza.

Il problema a monte riguarda l’impianto di ozonizzazione, un modo piuttosto moderno per assicurare la potabilità dell’acqua. Già la primavera scorsa – spiega l’assessore all’ambiente Gianfranco Magni – era stato stilato un progetto per il suo rinnovo. Peccato che l’intervento costi più di quanto il Comune di Introbio possa permettersi. Nel frattempo l’usura ci ha messo lo zampino: un tubo si è rotto inondando l’impianto e dando il colpo di grazia all’ozonizzazione. "Ci siamo anche interfacciati con Idrolario, la società che dovrà prendere in carica l’acquedotto" ha aggiunto Magni, nel frattempo l’amministrazione è ricorsa al vecchio metodo della clorazione. L’acqua è sì potabile, ma sa di cloro e può contenere qualche residuo strappato alle tubazioni. La situazione rimarrà tale fino a quando l’assicurazione non risarcirà il danno e ci sarà quindi il denaro per far partire i lavori di risistemazione.

Questa ordinanza arriva da Introbio, comune certamente senza problemi di reperimento idrico, e stride un po’ con ciò che succede nel non distante paese di Ballabio dove, nella "Casa dell’acqua" viene venduta a 5 centesimi al litro l’acqua dell’acquedotto, opportunamente purificata, refrigerata e disponibile sia liscia che frizzante.

Sotto l’ordinanza così come appare sul sito del Comune di Introbio e la "Casa dell’acqua" di Ballabio.

L’inaugurazione della casa dell’acqua di Ballabio, avvenuta pochi giorni fa