Dentro alla Sagra ci sono musica, la processione di persone, di bambini, di carozzine, tanti cani al guinzaglio. Anche i politici dopo l’inaugurazione con la famiglia si presentano a fare un giro per gli stand. E poi tanti valsassinesi a curiosare e comperare. Tra gli espositori meno della metà hanno sede qui in Valle, gli altri vengono da fuori e ciò è uno dei motivi di discussione molto visibili. Meno noto, quasi in penombra, l’inevitabile indotto delle manifestazioni di questo genere. E’ vero che da decenni i coltelli di Premana rappresentano una certezza sotto le vele della Sagra. Fazzini, Rusconi, Pomoni portano qui la tradizione e anche l’innovazione delle famoste coltellerie. Poi i formaggi; quelli di Carozzi, una media industria partita da Ballabio e approdata a Pasturo e quelli dell’agriturismo di Pratobuscante, i mieli e altri prodotti locali di Muttoni e Locatelli e così via ad enumerare.
Tra le maestranze s’incontra la Valsassina degli studenti universitari, delle casalinghe, dei precari che sanno cogliere le opportunità del lavoro stagionale. Si tratta di addetti alle casse, commesse, parcheggiatori e parcheggiatrici, steward e hostess. Non tutti giovanissimi come si potrebbe credere e neppure portati qui dalla crisi, c’è chi dichiara anni di tradizione nel lavoro in questi dieci giorni di esposizione.
Di solito le città dove le fiere sono importanti pullulano gli alberghi e di ristoranti, con quell’andamento dei prezzi a fisarmonica: alti nei giorni delle manifestazioni e molto bassi negli altri. Ma qui in Valsassina dove la ricettività viene presto saturata, che cosa succede? In molti raccontano di aver preso in affitto un appartamento, certo l’albergo o il residence sarebbero più comodi confessano. In pochissimi, rari, scelgono il camper. Tutti gli altri preferiscono avere un tetto sulla testa nelle poche ore di sonno che la Sagra lascia al di fuori di quelle tra la mezzanotte e le otto del mattino.