La sua costruzione è da collocarsi tra la fine dell’ XII e i primi del XIII secolo ed è ricordata da Goffredo da Bussero nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani del 1266: "in Vasaxina, loco Somadino, ecclesia Sancte Margherite". La chiesa è composta da una piccola navata, suddivisa poi nel XVII secolo in due campate con volte a vela, e da un abside semicircolare rivolto a oriente in cui si aprono tre monofore.
Proprio l’abside costituisce la parte più antica della struttura, e presenta un fregio ad archetti sopra una muratura di conci irregolari. Il tetto, rivestito da piode locali, rivela due falde sopra l’aula e una copertura conica sopra l’abside. In corrispondenza della facciata svetta un piccolo campanile a vela senza campana.
La costruzione originaria ha subito rimaneggiamenti e aggiunte nei tempi successivi. Il portico, per esempio, è stato aggiunto verso il XV secolo, e nel Settecento venne ampliato ulteriormente per aggiungervi dei sedili in pietra.
All’interno, gli affreschi rappresentano Cristo nella mandorla nel catino dell’abside e al di sotto, tra le monofore collocate senza alcuna simmetria, la Vergine con Bambino, santa Margherita alla sua sinistra, e una coppia di Sante e Santi alla sua destra.
Questi sono stati identificati, dalle iscrizioni, come le Sante Marta e Brigida e i Santi Bartolomeo e Tobia. Il ciclo pittorico, nonostante il cattivo stato di conservazione, permette di osservare rigidi schematismi della pittura bizantina. E’ datato tra il XII e i primi del XIII secolo, coevo dunque alla costruzione della chiesa, e costituisce l’unico affresco romanico conservatosi in Valsassina.
Nel 1911 i sacerdoti Pasetti e Uberti ne Una gloria dell’Alta Valsassina, descrivono così l’affresco: “La Vergine è molto bella, sebbene volgaruccia; ha tinta rossigna, veste rossa, manto azzurro. Colla destra si tien sul petto un libro legato in verde, colla sinistra tien saldo il Bambinello, in vestina color carne, meno leggiadro della divina sua Madre”.
La chiesa è intitolata a Santa Margherita, martire quindicenne decapitata il 20 luglio del 290 in Asia Minore, per non aver abiurato la sua fede. Secondo la tradizione, mentre era in carcere in attesa della condanna, il Demonio le si presentò in forma di terribile drago che la inghiottì. Margherita aveva una piccola croce in mano con la quale squarciò il ventre della belva. Per questo è considerata protettrice delle partorienti, che la invocano durante le doglie. Le reliquie della Santa furono traslate a Montefiascone nel 1185, e proprio nel XII-XIII secolo godettero di particolare fortuna in Italia. Nell’affresco, santa Margherita è ritta in piedi, con un lungo abito da cui spunta una camicia a ricami. La santa ha i capelli ricci, l’aspetto gentile e il portamento fiero. Nella mano destra stringe una piccola croce di legno. Vicino ai piedi della Santa c’è una specie di roveto, coperto in parte da una grossa macchia rossa: può darsi che vi fosse dipinto il drago, cui lei aveva squarciato la pancia.
Nella chiesa originaria era presente anche un battistero: nel corso dei restauri è stata trovata una piccola fonte sotto il pavimento del presbiterio. L’acqua sgorga ancora oggi direttamente da una frattura della roccia, su cui peraltro poggia l’intero edificio.
Forse la fondazione della chiesa in questo luogo è stata voluta proprio grazie alla presenza dell’acqua, utilizzata per il battesimo dei primi fedeli nell’antica comunità cristiana dell’Alta Valsassina.
Silvia Tenderini