Solamente Margherita, unica sorella, si sarebbe fermata in un luogo pianeggiante della valle, a Casargo, e si recava a visitare ciascuno dei fratelli nei loro eremitaggi. Al calar della notte gli otto fratelli si salutavano tra loro accendendo fuochi. A parte il nome certo di Santa Margherita, attribuito alla chiesetta di Somadino, i nomi dei sette fratelli cambiano nelle varie versioni della leggenda, ma i più accreditati sono Sfirio, Ulderico, Grato, Fedele, Defendente, a cui si aggiungono di volta in volta Amato, Miro, Rocco, Gottardo, Bernardino, Eusebio, Iorio (Giorgio), Gerolamo, Calimero…
La chiesetta di San Sfirio, il più anziano dei sette fratelli, si trova in vetta al Legnoncino, a quota 1714 metri, in un punto di panorama eccezionale sul lago e sulla Valvarrone. Il santoi festeggia il 17 agosto con una processione.
La chiesa di Sant’Ulderico si trova sulle pendici settentrionali del monte Muggio, a quota 1392 metri. La chiesa è citata da Goffredo da Bussero nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani: "in loco Narro veneratur ecclesia beati Gualderici martiris”. L’edifico originario risale all’XI secolo e presentava un’unica aula con l’abside semicircolare. Alla fine del XVI secolo la struttura venne ruotata di novanta gradi. Si costruì una navata preceduta da un atrio, la piccola navatella precedente venne adattata a presbiterio e l’antica abside romanica trasformata in sagrestia. Presso la chiesa zampillava una sorgente cui i fedeli attribuivano virtù taumaturgiche. Il cardinale Federico Borromeo tentò di proibire tali credenze, ma tuttora il primo sabato di luglio i fedeli si recano alla chiesa di Narro per bagnarsi con l’acqua miracolosa.
La chiesa di San Grato sorge su di un’altura della Val Muggiasca che domina il lago. Al suo interno custodisce una statua in legno di castagno di rara bellezza, datata XIII secolo, raffigurante San Grato, la cui festa cade l’ultima domenica di settembre. Ebbe un ruolo particolare durante la guerra partigiana e il 25 aprile vi si tiene una messa celebrativa.
Defendente ha lasciato il suo nome al Monte San Defendente, sopra Esino. Fedele ha una chiesa all’Alpe di Paglio, San Miro è ricordato sopra Margno, San Rocco a Narro, San Calimero ha un piccolo santuario sopra Baiedo. Sant’Eusebio è venerato a Pasturo, San Gottardo a Crandola, San Bernardino a Sueglio, ecc.
I nomi dei santi ci riconducono all’antico episodio della persecuzione della Legione Taebea, quando nel 285 l’imperatore Diocleziano ordinò lo sterminio dei soldati cristiani, e questi si sparsero sulla catena alpina in cerca di salvezza.
Un’altra versione della leggenda vuole i sette fratelli scelti dal vescovo Ambrogio come missionari sull’alto Lario, per evangelizzare le popolazioni del luogo. Non ottenendo alcun risultato, i predicatori decisero di ritirarsi a vita eremitica, ciascuno sulla cima diversa di una montagna. Bernardino, Eusebio e Amato, scelsero i monti della sponda occidentale del lago, mentre Gerolamo, Defendente e Sfirio, quelli della sponda orientale. L’unica sorella sarebbe rimasta “in valle”. Dopo sette anni ci fu una tremenda siccità che risparmiò solamente le cime dei monti: nelle valli gli uomini e gli animali morivano di sete, mentre sulle vette l’erba era rigogliosa, i fiori sbocciavano e le piante davano frutti. Dopo quaranta giorni (come nel Diluvio…), avvenne un fatto prodigioso: le cime dei monti divennero improvvisamente luminescenti e i valligiani capirono che era giunto per loro il momento del pentimento e della conversione. Chiesero allora perdono a Dio, che mise fine alla siccità, con una pioggia benefica.
Le ricerche archeologiche hanno messo in luce tracce di muratura in corrispondenza dei luoghi dove la tradizione collocava i fratelli eremiti. Forse quei fuochi visibili nella notte venivano accesi da piccoli drappelli di soldati che vigilavano sulla Valsassina e sull’Alto Lario. Sono tutti luoghi strategici, visibili uno con l’altro. Non da escludere che le chiesette siano state costruite sul luogo delle antiche fortificazioni, dove già esistevano piccoli edifici adibito al culto.
Silvia Tenderini