Proprio lui, Rupani, può essere considerato un immigrato. Quello che noi, qui, defineremmo un "extracomunitario" dato che proviene da oltre oceano. Gli Stati Uniti, invece, sono così diversi come situazione e mentalità che lì, ogni anno, vengono assegnati tramite una lotteria 55mila residenze o "green card". Posti in più nel consesso del paese più straordinario del mondo.
Questo e molti altri aspetti della globalizzazione (Rupani preferisce definirla "americanizzazione") in un testo interessante e documentato grazie anche all’esperienza vissuta in prima persona dall’autore.
UNA FAVOLA AMERICANA
L’immigrazione è una realtà importante per tutte le nazioni, ma negli Stati uniti d’America ha un significato speciale.
Nel XVIII secolo la maggior parte del paese apparteneva a tribù Indiane e Messicane che vivevano negli stati dell’ovest, ma di duecentosettanta milioni di persone che oggi costituiscono gli Stati Uniti, solo un numero molto ristretto può far risalire le sue origini a quelle tribù. Il paese è ora nella stragrande maggioranza, abitato da persone i cui antenati erano, anch’essi, immigrati.
Alcuni vi arrivarono in catene (schiavi africani), ma molti vennero per propria volontà, fuggendo la fame o le guerre o semplicemente in cerca di un miglioramento economico. Fino ad oggi, con le inevitabili ristrettezze del dopo “11 settembre”, le porte degli Stati Uniti sono rimaste aperte.
Nel 1997, quasi un milione di immigrati ottennero la cittadinanza.
Questo numero è molto piccolo rispetto a quello di coloro che hanno in corso la pratica di immigrazione.
Proprio tale aspetto della vita Americana è l’elemento costitutivo della sua predominanza passata, presente e, molto presumibilmente, anche negli inizi del nuovo millennio. Quest’America, a volte così deprimente, dove la parola più usata è “successo", riesce in ogni modo a calamitare le aspirazioni di milioni di persone, da tutti i paesi del mondo ogni anno. Fino a quando la dicotomia democrazia-comunismo, libero mercato-economia centralizzata, privato-pubblico era il perno della politica mondiale, la fantasia dell’immigrato andava di preferenza all’America. Ora che sono caduti i muri che la simbolizzavano, 1’aspirazione, per la stragrande maggioranza di coloro che vogliono o debbono abbandonare il loro paese in cerca di condizioni migliori, resta 1’America.
Chi vince ha ragione! Al di là e al di sopra di ogni più sottile analisi, l’animale uomo ricerca spazi dove la caccia ha più possibilità di prede. E la preda è quella che tu individualmente, quale maschio adulto del tuo gruppo riesci a catturare in competizione con tutti i maschi adulti degli altri gruppi, che gareggiano ad armi pari. Ogni maschio adulto sa anche che le armi non sono quasi mai pari a causa di un punto di partenza più arretrato o più avanzato. per una prestanza fisica differente, per l’appoggio di una amicizia o conoscenza più influente, per un portafogli più importante.
Quella parte del mondo che aveva pensato o preteso di annullare le disparità di base con la programmazione centralizzata ha, almeno momentaneamente, dichiarato il suo fallimento: chi perde ha torto.
Questo giovane paese di grandi bellezze e ricchezze naturali. vasto quanto 1’Europa, esiste come tale, come unità nazionale da circa duecento anni.
L’Inghilterra e la Francia si combatterono duramente nel XVIII secolo, per avere il predominio di questa parte del nuovo mondo, soppiantando la Spagna che, nel frattempo, aveva perso la sua forza propulsiva originaria di grande potenza coloniale.
Prevalse 1’Inghilterra, la nazione, con la più importante flotta navale militare e commerciale del mondo occidentale, il corpo di leggi più avanzato per la gestione di un impero coloniale e una struttura amministrativa già collaudata in altre parti del globo.
La lingua inglese divenne dl fatto la lingua di questa colonia dell’Impero britannico nella quale gli embrioni di indipendentismo dalla madre patria si svilupparono velocemente e, nel giro di poche generazioni, tredici province della costa Atlantica, confederate, combatterono la loro guerra di liberazione che portò alla costituzione degli Stati Uniti di America, con una Carta così avanzata da ispirare la costituzione francese di qualche anno dopo, la prima nel vecchio mondo Europeo.
La bandiera è composta di tredici strisce, i tredici stati confederati fondatori e tante stelle quanti sono gli stati che di volta in volta si vanno unendo a questa Confederazione: gli ultimi, in successione cronologica, sono stati le Isole Haway e Portorico.
Nasce quindi più di duecento anni fa, sulla basa di una carta costituzionale moderna e democratica. Nasce già grande. Il suo travaglio è doloroso. Ma dal momento in cui si presenta sulla scena mondiale è libero, sano, immensamente dotato e non nasconde la voglia di primeggiare.
Questo vastissimo territorio, pochissimo popolato, venne alimentato fin dall’inizio dalla popolazione più eterogenea. Quando ancora era colonia dell’Impero britannico, vi vennero inviati per punizione i cosiddetti galeotti. Ottenendo in questo modo due vantaggi: di fare spazio, saltuariamente, nelle prigioni del Regno e avere mano d’opera a basso costo nelle colonie d’America.
Altra fonte di popolamento fu l’importazione di schiavi dai paesi africani: milioni di bambine, donne, uomini nell’arco di trecento anni.
Solo nel XIX secolo, quando le traversate oceaniche diventano un fatto commerciale organizzato dalle grandi compagnie navali, il miraggio americano alimentò fiumi di immigrati volontari. L’oro nel West. La costruzione della rete ferroviaria “costa a costa”. L’offerta di territori agricoli o da pascolo, enormi agli occhi dì un europeo, a costi molto bassi, da parte degli stati centrali in cambio soltanto dell’impegno a lavorarli e renderli fruttuosi.
Fattori politici ed economici attrassero e attraggono l’umanità verro gli Stati Uniti d’America. All’origine del successo americano c’e’ la fantasia.
L’America ha alimentato e alimenta la fantasia del mondo.
Il messaggio è da sempre il più immediato e percepibile: ricchezza e libertà, successo e felicità, l’individuo e la sua famiglia sono il centro dell’umanità.
Questo stesso paese dove il successo economico è la"filosofia di base”, ha una sterminata popolazione di poveri, non solo di colore, che vivono di bollini per lì cibo forniti dalle agenzie di stato specializzate nella assistenza agli indigenti, allo stesso tempo, non ha, di fatto, risolto il contrasto razziale con i neri, anche se il divario culturale, economico, si va restringendo. L’americano medio vive nel terrore di perdere il posto di lavoro e di ammalarsi. *** Infatti non ha risparmi che gli permettano di mantenere il suo attuale tenore di vita per più di 4/6 mesi senza stipendio. Il mutuo ventennale contratto per l’acquisto della casa, quello per 1’auto, l’arredamento, le scuole dei figli, sommato alla nomale spesa giornaliera, sono una spada di Damocle sempre presente. In una economia di mercato ritmata dai tempi velocissimi, le aziende chiudono con la stessa velocità con cui aprono, e tu ti puoi trovare disoccupato senza nessun preavviso. Se non ti riesce di trovare un lavoro a pari remunerazione economica del precedente nel giro di pochi mesi, ti manca la liquidità per far fronte alle scadenze mensili e cominci col restituire l’auto alla finanziaria con cui avevi stipulato il leasing e utilizzi momentaneamente la vecchia auto già pagata, confidando di trovare il lavoro prima che si ponga il problema anche per la casa e il resto.
Ti affidi ad agenzie e trovi un lavoro che però è a cinquecento chilometri di distanza. Tergiversi ancora per qualche settimana, ma alla fine devi mollare tutto e ripartire di nuovo in quel maledetto-benedetto posto dove hai trovato il nuovo lavoro.
La frammentazione del nucleo familiare di origine, per cui genitori e fratelli, o coloro che in frangenti così difficili potrebbero servire da spalla offrendo una coabitazione momentanea, in attesa di una migliore opportunità, vicino a casa, abitano in un altro stato; possono aiutare solamente con un prestito o dono in denaro, ma loro stessi vivono in un sistema dove non ci sono risparmi per lungo termine e quindi … Certo, tutto è più facile quando nell’ambito familiare ci sono grosse disponibiltà economiche. Ma non per l’americano medio.
L’altra difficoltà dell’americano medio e’ il costo per gli interventi e le degenze opedaliere. Certo la maggior parte ha stipulato una polizza per l’assistenza sanitaria ma sa che questa copre gli interventi sanitari di minore entità. Quando qualcuno in famiglia dovesse incorrere in situazioni mediche di alta specializzazione, i costi ospedalieri diventano proibitivi. La struttura sanitaria si e’ preventivamente assicurata la firma dell’interessato che si impegna a coprire le spese che risulteranno nel caso 1’assicurazione non o non risponda o non risponda in toto e affida ad una società per il recupero dei crediti la pratica del paziente. Il diritto del creditore è sacrosanto.
La competizione è a trecentosessanta gradi.
Il più dotato vince.
Lo Stato ‘mette a disposizione un sistema di norme certe e un apparato sostanzialmente efficace che le gestisce. Dentro questa cornice ognuno prende e dà. Per i pìù deboli è garantita la sussistenza.
Consumare è corollario di successo. I media ela pubblicità ti mettono sotto gli occhi l’affare più conveniente, sia esso il negozio di calze sotto casa con i prezzi più stracciati, sia l’azione di borsa più conveniente in quel minuto, con una tale martellante, orchestrata efficacia da non potere non farci caso e così finisce che, non potendo la maggioranza comprare le azioni, sono quasi tutti pieni di calze che non metteranno mai.
Tutto è acquistato a credito. Il denaro deve circolare velocissimo. Non si deve fermare mai. Anche il denaro che, presumibilmente guadagnerai, è in viaggio è già uscito dal tuo conto prima di esserci entrato.
L’americano medio ha una casa. due auto, una moglie che desidera partorire e gestire tre figli. La donna americana media è una grande Lavoratrice. Non disdegna affatto di avere un lavoro part-time come commessa o cameriera per dare una mano al marito a mantenere lo standard di vita che si sono imposti.
Detto tutto questo per scoraggiare gli incerti, torno agli immigrati e alla fantasia che li ha ispirati e li ispira al punto di avere trasformato questa terra nel paese con la più alta concentrazione di razze conosciute.
Venticinque milioni di persone ottengono un regolare visto di ingresso sul territorio degli Stati Uniti ogni anno, per un periodo di tempo limitato: ventitre milioni sono turisti e uomini d’affari, quattrocentotrentamila sono studenti e relativi mogli e figli, duecentoventisettemila sono lavoratori con permesso di lavoro temporaneo, duecentoquindicimila sono componenti di scambi di delegazioni. Inoltre gli Stati uniti ammettano una media di settecentocinquantamila immigrati annui e circa centoquarantamila rifugiati politici. Un complesso sistema di normative stabilisce diritti e doveri per ciascuna delle categorie di persone che entrano nel paese. La disputa, riguardo gli aspetti giuridici e morali di questa massa di persone, rispetto alla titolarità di fruire delle opportunità dei cittadini a pieno titolo per quanto concerne lavoro, studio, assistenza sanitaria, diritti degli anziani, assistenza ai minori, ai disabili, abitabilità nelle case di proprietà comunale, bolli per il cibo agli indigenti ed in generale l’accesso ai benefici sociali, coinvolge studiosi, ricercatori, politici, religiosi. Uno dei punti portanti tra gli argomenti sui quali si impegna l’uomo politico americano presentandosi a potenziali suoi elettori, specie negli stati di confine, è l’immigrazione.
Il dibattito riguardo all’accesso ai benefici è parzialmente condizionato da considerazioni fiscali. Lo stato e le amministrazioni locali sopportano la maggior parte dei costi per i servizi pubblici forniti ad immigranti legali ed illegali, e ai loro figli,mentre la maggior parte delle tasse che gli immigrati pagano vanno al governo federale ( Washington). La distinzione tra immigrato legale e illegale è alla base della disputa. Una scuola progressista basa le proprie dissertazioni sull’assunto di base che tutti gli stranieri sul territorio americano hanno gli stessi diritti dei cittadlni, ad esclusione del diritto di voto. La scuola conservatrice concede invece che agli illegali sia assicurata l’assistenza medica d’emergenza e ai loro figli l’accesso alla scuola se raggiungono gli standard previsti.
La spiegazione dello spessore cui è giunto il dibattito sull’immigrazione da entrambi i lati della politica americana, stà nella storia stessa di questo paese. L’assenza di una memoria comune che definisce "americano" in opposizione agli "altri" ed una storia di immigrazione che induce la cultura a gratificarsi nell’assicurare possibilità di riuscita a ciascuno. La sensibilità americana è toccata nell’intimo quando constata che a qualunque gruppo, a qualunque individuo, è negato un sano accesso alle opportunità che il paese offre.
L’idea di convivere con una sottoclasse di umanità cui sono negati i benefici sociali e i vantaggi economici solo per il fatto che i suoi membri sono stranieri illegali, viola il suo fondamentale senso di decenza e moralità.
‘`La terra delle opportunità" recita lo slogan più conosciuto e vetusto degli Stati Uniti d’America e cosa non è questo se non la visualizzazione del più grande dono che è stato concesso all’umanità: la fantasia.
Questa America può essere così eccitante, se solo ti riesce di inserirti per un attimo nel flusso del "pensare positivo”, “non rinunciare mai alla speranza, “abbi fiducia in te stesso".
Fantasia, speranza, autostima: successo.
Questa è la terapia, il percorso, lo stimolo che ha fatto e fa confluire in questo paese la più varia umanità.
Il fiume continuo di individui con le loro infinite personalità ha fornito la linfa vitale per cui questo paese e- stato e continuerà ad essere all’avanguardia anche nel nuovo millennio.
La storia degli Stati Uniti d’America è punteggiata di disastri umani e naturali come e forse più che in ogni altro paese della terra, ma l’ininterrotto flusso di nuovo “materiale umano” fa sì che venga alla superficie il” materiale più idoneo”.
Delle decine, forse centinaia di milioni di persone che legalmente o illegalmente hanno scelto di vivere in America, la grande maggioranza non ha avuto né successo né ricchezza, ma l’emancipazione dal bisogno, un discreto, forse banale vivere ad uno standard comunque superiore a quello del loro paese d’origine; Una parte, non mi riferisco soltanto alla popolazione di colore, ha sofferto solitudine morale, privazioni materiali; solo la restante piccola parte ha ottenuto il successo.
La fantasia che ha spinto questa variegata umanità negli Stati Uniti ha penetrato l’americano al punto da non vedere la grande maggioranza dei delusi se non come necessario corollario ai soddisfatti. Il fatto che su dieci individui uno solo è soddisfatto completamente, due solo in parte, tre sono insoddisfatti e quattro sono delusi, rientra nel gioco delle probabilità-.
I nuovi individui che sono arrivati e arrivano negli States sono pronti ad ogni rischio. Accettano ogni lavoro, anche quelli che avrebbero disdegnato nel proprio paese. Se in casa propria perseguivano una filosofia o politica o religione, nel momento in cui entrano in casa d’altri, almeno per la prima generazione, si tengono per il proprio privato le "fedi" e professano apertamente un solo credo:l’ “americanità”.
II patriottismo lo si trova talmente manifestato nei paesi totalitari. La bandiera esposta quasi in ogni casa nelle ricorrenze civili. L’inno nazionale ascoltato e cantato, in piedi, in occasione di avvenimenti sportivi, culturali, politici; la sacralità della funzione attribuita agli uomini politici.
Dal 1995 gli Stati Uniti applicano una norma chiamata la "Lotteria dell’immigrazione", pensata per beneficiare le persone nate in paesi con "basso tasso di immigrazione". Gli abitanti di Paesi il cui numero di emigrati in America non sia superiore a cinquantamila persone negli ultimi cinque anni hanno accesso a questa stravagante formula.
Sono messi a disposizione cinquantacinquemila posti ogni anno. Le domande ammontano ad alcuni milioni ogni anno. Il Dipartimento di Stato pubblica la lista dei paesi ammessi.
Il Dipartimento dell’immigrazione seleziona, a sua insindacabile volontà, cinquantamila fortunati che si aggiungono al milione di nuovi cittadini annuali (questa norma e’ stata "pensata” per equilibrare la provenienza dei nuova immigrati).
“Aggiungi un po’ di questi visto che, in questo momento, ne abbiamo un po’ troppi di quelli". E’ ormai in corso l’americanizzazione del mondo,nel senso che già gli è pertinente con i film, l’intrattenimento, i prodotti, le fantasie.
Globalizzazione è la parola d’ordine più diffusa oggi, ma credo che americanizzazione sia il termine più corretto.
Le invenzioni che hanno determinato il ventesimo secolo, quand’anche non sono di matrice americana, sono state dall’America sviluppate, applicate nel proprio paese e diffuse nel resto del mondo: radio, telefono, auto, elettrodomestici, televisione, computer e le loro infinite applicazioni.
Ho sognato che la Cecenia e il Botswana nel prossimo decennio aggiungeranno due stelle alla bandiera americana.
Fernando Rupani