Lei ha 24 anni, è nata a Lecco ma ha abitato fino al 2009 a Ballabio. Qualche tempo fa ha avuto contatti con un centro specializzato (non riferiamo volutamente il settore per non generare possibili confusioni), che stava per essere aperto in un paese della Valsassina. Il classico colloquio di lavoro, per il quale la ragazza ha portato qualche documento, compresa la fotocopia del suo diploma. Poi la cosa è finita lì, senza l’assunzione di L. B. Si tratta di un’attività per la quale, secondo la legge, dev’essere sempre presente sul posto un "responsabile tecnico" qualificato.
La ballabiese si trasferisce qualche mese dopo a Fossombrone, nelle Marche e trova lavoro in un centro del quale diventa per l’appunto responsabile – avendone le caratteristiche professionali richieste. Poco dopo però, emerge l’inghippo. Molto serio. L. B. scopre che lei stessa (che pure risiede ormai a 500 km di distanza) sarebbe responsabile dell’attività in Valsassina con la quale aveva avuto un fugace contatto mesi e mesi prima. Il centro in questione è stato aperto nel maggio del 2009 e da allora, nonostante non esista alcuna assunzione della giovane, risulta agli atti della Camera di Commercio avere come responsabile tecnica proprio l’ignara 24enne.
La quale rischia il posto, dato che il suo vero datore di lavoro nelle Marche ora vuole avere chiarezza sui fatti – anche perché la legge impedisce che una persona diriga contemporaneamente DUE centri dello stesso genere, essendo prescritta la presenza sul posto data la delicatezza del tipo di professione. Insomma, L. B. potrebbe perdere il lavoro per colpa di un’assunzione… che non c’è.
Ovviamente, quest’ultima non è rimasta con le mani in mano: si è rivolta ai titolari dell’attività valsassinese e al Comune che l’ha autorizzata ad aprire, non ottenendo però alcun risultato. Siamo agli avvocati: la giovane incarica un legale e date le risposte giudicate insufficienti (mentre da oltre un anno e mezzo la falsa responsabilità è nero su bianco su carte ufficiali, in forza a quanto pare solo di una fotocopia di diploma depositata in Comune o poco più) oggi ha sporto querela presso i Carabinieri. Dal 21 settembre c’è una diffida mandata all’azienda: risposte zero ma il nome risulta sempre incasellato in Camera di Comemrcio.
Nella vicenda, la protagonista rimarca il ruolo assolutamente non collaborativo da parte dell’amministrazione locale. Al di là dell’aver autorizzato l’apertura di un’attività per la quale è prevista una certa figura professionale, fidandosi di documentazioni quantomeno insufficienti o su fotocopie di atti non conformi, quel Comune – afferma L. B. – non l’ha minimamente aiutata a risolvere la questione, anzi. La stessa giovane ha dovuto sobbarcarsi un viaggio dalle Marche per saperne di più.
E intanto, in Valsassina da 19 mesi un’attività funziona (a dire della ballabiese) senza un responsabile o meglio: con il suo nome accanto alla casella relativa alla figura professionale prevista. Un falso, gravissimo per tutti: i consumatori, l’azienda, la "vittima", la legge…
Un caso serio, dunque, che potrebbe essere oggetto a breve di una denuncia e sicuramente sta mettendo in grande difficoltà una giovane di 24 anni, che ha avuto a quanto pare il solo torto di sostenere un colloquio di lavoro. Evidentemente nel posto sbagliato.