Riattaccate tutte le tre dita all’infortunato di Pagnona



Un team guidato dal dottor Paolo Cortese, chirurgo della mano, è riuscito venerdì a riattaccare le tre estremità a Fabio Tagliaferri, ricostruendo le parti di tessuto andata distrutta dalla lama della sega. L’incidente l’altro giorno, mentre l’uomo – un 37enne di Pagnona – stava lavorando attorno ad alcuni cespugli. Per ora rimane la riserva della prognosi, per eventuali complicanze vascolari.  "Superati otto/dieci giorni" dichiara il primario di chirurgia della mano  Giorgio Pajardi "il paziente inizierà il lungo percorso riabilitativo, per il quale dovrà recarsi ogni giorno in reparto da noi". Le falangi ferite sono appunto quelle centrali e non il pollice.

La dilazione dell’operazione è stata possibile perché le dita, nonostante il taglio profondo erano ancora vascolarizzate, in termini medici si è trattato di una sub amputazione. Differente quindi dal caso di una falange completamente staccata o non più vascolarizzata tale da risultare di colore bianco o violaceo per il quale l’ntervento deve essere immediato, entro una soglia minima di tre ore e massima di dodici.

Tagliaferri oggi è rimasto in sala operatoria per tre ore, ma le speranze della ripresa della funzionalità sono buone.

Di seguito riproponiamo l’intervista con Giorgio Pajardi (nella foto a lato), massimo esperto della chirurgia della mano, presidente in itinere della Società italiana di Chirurgia della Mano e fondatore del Centro studi mano di Milano.

Stare male in un giorno di festa o in un pre festivo non è mai un buon affare, non solo in Italia ma pure nel resto del mondo, sono momenti quelli in cui la sanità pur non chiudendo i battenti rimane a ranghi più ridotti.  Tra le eccezioni a questa regola che in tanti abbiamo provato sulla nostra pelle c’è la chirurgia della mano. Esiste da alcuni anni una rete di specialisti altamente specializzati (circa duecento) in grado di riattaccare arti.

In ogni regione esiste un centro di urgenza (Cumi appunto) sempre pronto ad accettare i pazienti con questo genere di trauma, valutarli ed intervenire. Qui in Lombardia questa funzione viene svolta dalla clinica specializzata "Multimedica" di Sesto, mentre sono comunque attivi altri sei ospedali dove operano i chirurghi delle mani.

F.T. è capitato nell’equipe di Pajardi che è anche docente all’università di Milano e ha partecipato alla costruzione di una rete di allertamento in grado di dare risposte in breve tempo a questo genere di traumi, indirizzando i pazienti alle strutture in quel momento immediatamente disponibili, senza inutili perdite di tempo.

Benché la rete esista già da alcuni anni, dal punto di vista normativo verrà esplicitata da un decreto prossimamente.

Pajardi svela con passione alcune informazioni poco note. Come si fa a riattaccare una mano, nervi compresi una volta recisi? "S’interviene con ricostruzioni staminali e con sostituzioni; riattaccare una terminazione nervosa è possibile. Il mio maestro Morelli ricordava che l’obiettivo deve essere il recupero funzionale, perchè dita prive di sensibilità e che non si muovono finiscono per essere d’intralcio e meno utili di un moncherino".

Deve essere un tipo di operazione complessa? "S’interviene su diversi tipi di tessuti, non solo quello muscolare ma anche tendineo e nervoso, appunto. Una sega a nastro penetra come un bisturi, incide ma non distrugge, quando invece è circolare una piccola parte di tessuto se ne va". E quindi? " Quindi oltre a suturare si deve ricostruire".

Entro quanto tempo un arto staccato deve essere riattaccato? "Dipende dai casi. Meglio arrivare in un centro specializzato il più presto possibile, saltando anche il ricovero nell’ospedale intermedio. Esistono bravi e volonterosi ortopedici che operano pur non avendo le competenze specifiche, così ci troviamo a dover intervenire magari un mese dopo l’incidente, quando si sono formate cicatrici che complicano la situazione. L’invito ai colleghi quindi è di stabilizzare il paziente e inviarlo immediatamente a noi chirurghi della mano. Con l’ospedale di Lecco non esistono questi problemi, con loro da tempo il contatto è usuale".

Per di più basta interpellare il 118, per essere già indirizzati al primo centro disponibile. La rete urgenze per la mano infatti conta su un coordinamento nazionale che smista i casi anche a livello interregionale, se le sale operatorie di una zona sono occupate ecco che subito viene individuato quale altro reparto di chirurgia è disponibile al ricovero. "Qui in Italia usiamo tecniche molto avanzate, tra le migliori di Europa, che attirano pazienti da oltre confine" – sottolinea il professor Pajardi.
 
 

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