Non c’è solo la caccia vietata, che già comporta sanzioni rilevanti dato che la specie oggetto delle attenzioni gastronomiche è assolutamente protetta dalle leggi italiane; accanto al bracconaggio le due persone a quanto sembra denunciate (originarie di una regione lontana dalla Lombardia) potrebbero dover rispondere di altri reati e in particolare di maltrattamento e di uccisione di animali – normati da leggi recenti e abbastanza avanzate – nonché di impiego di mezzi e strumenti vietati.
I fatti, secondo quanto viene riportato in Valle: qualche mese fa due persone di nazionalità italiana, immigrate in Valsassina da anni, sarebbero state colte in flagranza di reato mentre catturavano, uccidendone una parte, oltre una trentina di esemplari di ghiro. Già la tecnica adottata per prendere gli animali è impressionante: con uno straccio incendiato viene affumicato l’interno del tronco cavo in cui gli animaletti si rifugiano per il letargo. Chi non muore soffocato si risveglia bruscamente e tenta di scappare ma all’uscita dall’albero viene bloccato (facilmente) e ucciso seduta stante. E con modalità raccapriccianti per come vengono descritte: si parla di bestiole prese a morsi sul collo (!) oppure infilzate con una specie di uncino.
Morti orrende, prima della consumazione a tavola di quello che viene giudicato dagli appassionati del genere come un piatto per palati e stomaci robusti. L’animale viene servito intero, cucinato al sugo. L’odore è molto forte.
>>> MALTRATTAMENTO DI ANIMALI (Legge n. 189/2004)
>>> I PIATTI PROIBITI DEGLI ITALIANI (www.ilcacciatore.com)