Un successo di partecipazione la presentazione del libro "1935-1945 Valsassina anni difficili" a dimostrazione di come la guerra sia entrata in tutte le famiglie e lì si sia annidata in sacche di dolorose rimozioni. Un palazzetto così pieno non si era visto da tempo, benché quanto si stesse raccontando fossero esperienze che lasciano il segno. Tre ore filate in cui non è volata una mosca e nessuno si è alzato per andarsene.
Tutti volevano sapere, stavano a sentire, con una attenzione che non è mai calata. Valsassinesi di tutte le età, perfino adolescenti e qualche bambino. Non è stata una serata per vecchi, ma ad ascoltare vecchi che raccontavano al presente quello che avevano vissuto ad appena 16-20 anni. Pochi mesi della propria vita così luridi della più bassa tra le bassezze umane che prima sono stati rimossi e silenziati per decenni e poi ripescati. Da Hanna Kluger Weiss e Pino Galbani la descrizione diretta dell’organizzazione dei campi di sterminio, Birkenau lei, Mauthausen e Gusen lui.
La deportazione, il lavoro coatto nel triangolo Ballabio-Dervio-Bellano – che è quello di cui si occupa il libro voluto dalla Bcc di Cremeno – ha riguardato 329 persone, ma l’opera parla di tutti i protagonisti di quegli anni, elenca i 369 morti su i vari fronti interni ed esterni, con qualsiasi divisa, anche giovanissimi che ormai sul finire del periodo bellico venivano arruolati nelle giovani milizie fasciste. La Valsassina ha dato il suo tributo pure in mare, una quindicina, tra marinai e militari dispersi dopo l’affondamento della nave che li trasportava.
"Sono lutti che per molto tempi sono rimasti confinati nel privato – ha spiegato Giovanni Combi presidente della Banca di Credito Cooperativo – Con questo libro abbiamo cercato di dare delle risposte sul destino di tante persone che non era stato definito, perché disperse. Il lutto che inrealtà diguarda la comunità riesce ad avere un compimento quando ritorna ad appartenere ad una comunità".
E questo uomo- giovane quarantenne – è parte in causa, di suo nonno ha cercato le tracce. Anche per Augusto Giuseppe Amanti, direttore della Bcc, c’è uno zio caduto in quegli anni e Cristiano Tagliaferri (altro quarantenne) ha cercato di ricostruire gli ultimi mesi del nonno, morto di stenti nel lager insieme ad altri quattro pagnonesi.
Si tratta di un lavoro focalizzato sulle singole persone, quasi un appello storico con i loro dati anagrafici, militari e di lavoro, ma nonostante ciò ha ricordato Gabriele Fontana curatore di questa opera di scavo nella miniera del passato vi siano ancora dei buchi neri. "Riguarda i prigionieri, soprattutto quelli nei campi alleati. In Italia vi sono un milione e trecento mila schede ancora da spulciare e catalogare".
Il video dell’evento
SOTTO: I PROTAGONISTI DELLA SERATA WEISS E GALBANI, ABBRACCIATI DA AUGUSTO GIUSEPPE AMANTI