Un 17 marzo ma di un secolo e mezzo fa, veniva proclamata a Torino l’Unità di Italia. Piccoli e medi regni si unirono in un Regno solo: l’Italia. Nella stressante vita di oggi, dove si corre per andare a lavorare, per arrivare in tempo al supermercato o si sta a casa comodamente seduti a guardare la televisione, non abbiamo il tempo per pensare a cosa volesse dire vivere in Valsassina esattamente 150 anni fa, al tempo del Risorgimento.
Abbiamo chiesto a Flavio Selva, presidente dell’associazione Amici della Torre di Primaluna di raccontarci la vita al tempo dell’unificazione, per cercare di capire quali erano le abitudini e i costumi dei valsassinesi di quei tempi.
"La vita dei valsassinesi nell’anno dell’unità d’Italia era simile a quella di tutti i popoli alpini e in particolare era dedita all’allevamento e alla lavorazione del latte utilizzando in estate i pascoli in quota; i prati in fondovalle fornivano il fieno per l’inverno: gli allevamenti più grandi di quelli per il fabbisogno famigliare già praticavano la transumanza verso la pianura lombarda. Anche i fanciulli, poco più che bambini aiutavano nel pascolare gli animali e nelle faccende domestiche" ci dice Selva.
"Le donne e le bambine invece erano occupate in filanda mentre i ragazzini garzoni facevano i muratori, falegnami, apprendisti nelle officine della lavorazione del ferro – attività rimasta in Valle anche se era cessata l’attività estrattiva".
Importante in Valsassina era la produzione del carbone di legna, usato per la necessità di cucina nelle città; il grano veniva importato visto che non si produceva in Valle, il poco grano saraceno coltivato non era abbastanza per il fabbisogno degli abitanti della Valle e anche il vino veniva portato "da via" a quei tempi. Per gli indumenti venivano utilizzate la lana e la canapa di produzione locale e il cotone d’importazione con le prime produzioni industriali di filati e tessuti.
Una vita dura per tutti: svaghi e divertimenti quasi sconosciuti, per gli uomini qualche evasione all’osteria (il vino era l’unica bevanda alternativa all’acqua!). Si comprende perchè fu grande l’emigrazione, nella speranza di una vita migliore proprio in quel periodo.
Gli abitanti in Valle non superavano le 13.300 unità, paesi come Ballabio che oggi vantano ben quattromila abitanti erano popolati da appena 730 persone, Primaluna era la capitale della Valle con i suoi 1630 abitanti, perfino Vendrogno era popolatissima – con più di mille persone che soggiornavano nel paese della Muggiasca.
Tra i meno popolati Parlasco con 151 persone, superato perfino da Morterone che ai tempi del Risorgimento aveva quasi 400 abitanti; Casargo e Premana, insieme a Pasturo superavano i millecento residenti, mentre sull’Altopiano dominava Barzio con quasi mille persone in paese.
LA POPOLAZIONE VALSASSINESE NEL 1861