Centrali, per la Regione son troppe ma ”Se ne occupino Comune e Provincia”



Forte la rappresentanza del comitato "Salviamo i nostri torrenti" che ieri pomeriggio ha incontrato presso la sede della Regione a Milano l’assessore lombardo all’Ambiente Raimondi e due suoi funzionari, alla presenza anche dell’assessore provinciale Carlo Signorelli che si è fatto parte attiva per questa riunione.

Nove i cittadini premanesi che hanno raggiunto il Pirellone; per loro parla Fabrizio Fazzini: "Abbiamo fatto delle richieste"  (vedi documento in basso), "di fatto la risposta è stata che la Regione sta studiando delle linee guida in materia; sembra si siano resi conto che in effetti ci sono troppe richieste e anche nel nostro caso specifico hanno ammesso che sono troppe".

E come se ne esce?
"Abbiamo chiesto quali possano essere i tempi per queste linee guida ma di fatto non hanno risposto. Ci hanno detto invece che è la Provincia che rilascia le autorizzazioni, quindi Provincia e Comune possono fare qualcosa".

Domani sera intanto si terrà un incontro pubblico organizzato dal comitato contro le centrali (ore 21 al palazzetto dello sport).

Sotto, la lettera del comitato con le richieste avanzate alla Regione.




Al Presidente della

Regione Lombardia

 

All’Ufficio di Presidenza

Della Regione Lombardia

 

All’Assessore Regionale

all’Ambiente, energia e reti

Marcello Raimondi

 

Al Presidente

del Consiglio Regionale

Davide Boni

 

All’Assessore Provinciale

all’Ambiente caccia e pesca

Carlo Signorelli

 

Al Presidente della Comunità Montana

Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera

Alberto Denti

 

Al Sindaco di

Premana

Silvano Bertoldini

 

Al Sindaco di

Pagnona

Martino Colombo

 

Al presidente dell’Unione dei comuni

della Valvarrone

 

Alle Sezioni del Club alpino italiano                del territorio

 

Oggetto: Realizzazione centraline idroelettriche sul torrente Varrone – Premana (Lc)

 

          Le presente per sottoporre alla sua gentile attenzione il problema della proliferazione di richieste di concessioni per impianti idroelettrici sul territorio montano della provincia di Lecco, in particolare in Val Varrone ed in Valsassina.

LE CENTRALINE MINI-HYDRO

 

Le centraline cosiddette mini-hydro non incidono in modo significativo sul fabbisogno energetico da fonti rinnovabili, perché la quota di energia prodotta è irrilevante rispetto ai kilowatt prodotti dalle grandi centrali idroelettriche, già in funzione da decenni.

Vi sono oggi molti strumenti alternativi per produrre la stessa energia spremibile da quel poco di acque libere che resta:

migliore utilizzo e modernizzazione degli impianti esistenti, con rinnovo dei vecchi gruppi generatori nelle centrali;

 migliore manutenzione delle condotte forzate;

 razionalizzazione degli impianti di alta tensione;

 piccoli impianti c.d. micro idroelettrici in pianura che utilizzano la corrente non solo dei fiumi ma dei canali, oppure da installarsi sugli acquedotti pubblici senza alcun impatto ambientale;

 risparmi energetici.

 

Questi interventi possono facilmente e largamente superare la ulteriore produzione idro-elettrica teoricamente ottenibile.   D’altro canto, le centraline di fatto producono ingiustificate rendite per l’imprenditore, criticate e considerate eccessive  dalla stessa Confindustria, senza portare sostanziali vantaggi al Paese.

          Alcune amministrazioni comunali, alle prese con  le ristrettezze dei bilanci, accettano gli indennizzi del privato, non a caso – attenzione – chiamati “compensazioni ambientali”, sottovalutando la sostenibilità ambientale degli impianti.

 

LA SITUAZIONE LOCALE

 

Perché abbiamo timore dei danni ambientali che possono provocare 6 nuovi impianti previsti in alta Val Varrone?

 

1Perché, nonostante nelle convenzioni e nelle autorizzazioni siano previsti obblighi precisi per il privato, nella realtà succede sovente che:

 il rispetto del deflusso minimo vitale venga ignorato; (vedi atti del convegno del Club Alpino italiano  a Solaro del 13/6/2009 “Energia dall’acqua in montagna: costi e benefici” )

gli interventi di ripristino dei lavori di scavo siano eseguiti con leggerezza e poca cura, lasciando ferite non rimarginabili sul territorio; 

2 perché il nostro territorio, che abbiamo cercato di conservare per secoli e presidiamo ancora con attenzione, è troppo fragile, anche dal punto di vista idrogeologico, per sopportare uno sfruttamento così intensivo e invadente;

3 perché questi progetti cambierebbero in modo irrimediabile un ambiente che i nostri figli e i nostri nipoti non riconoscerebbero; una parte dell’area interessata è un Parco Locale di Interesse Sovra comunale istituito per molteplici scopi: conservare la biodiversità, favorire un utilizzo sostenibile del territorio di tipo ricreativo, salvaguardare il comparto agricolo-forestale e gli elementi del paesaggio tradizionale, evitare che il continuo consumo di suolo impoverisca in modo irreparabile il paesaggio,  regolare la crescita insediativa, porre in essere azioni di controllo del territorio;

4 perché queste violenze ambientali rischiano di compromettere la sopravvivenza degli alpeggi e delle poche attività pastorali (alcune delle quali costituiscono anche un peculiare patrimonio etnograficamente rilevantissimo); ma soprattutto disgregano il tessuto sociale di una comunità, creando divisioni e tensioni laceranti;

5 perché abbiamo il dovere di tutelare l’unica ricchezza che abbiamo, il nostro territorio, che se fortemente danneggiato compromette ogni opportunità di sviluppo turistico;

6 perché il rapporto tra i benefici economici (privati), ricadenti solo in minima parte sulle comunità locali, e i costi (pubblici) in termini di danni ambientali permanenti è sproporzionato e non accettabile;

7 perché l’impoverimento idrico della valle sarà completato:

gli impianti esistenti (due centrali Enel) ed uno in costruzione  intercettano i 2/3 inferiori del torrente;

nella zona dell’alpe Varrone, dagli anni ‘50, vengono sottratte risorse idriche a favore della diga Enel di Trona, sul versante valtellinese;

i nuovi progetti si collocano nel tratto alto e incontaminato della Val Varrone: ben 14 chilometri su 15 saranno intubati (cartina allegata)

il contributo del territorio all’utilizzo idroelettrico è “datato e sostanziale”

 

IL PIANO ENERGETICO PROVINCIALE

 

Nel piano energetico della provincia di Lecco si rileva che sul territorio sono attive 4 grandi centrali e 13 impianti più piccoli (la ValVarrone fornisce l’acqua ad un grande impianto – la centrale di Corenno – ed a uno piccolo – la centrale di Premana).

Sono altresì previsti più di dieci nuovi piccoli impianti – di cui 6 sulla Valvarrone – i quali hanno una potenza teorica totale dai 2,5 ai 4,5 MW, pari a circa il 5% della potenza già installata: un incremento di energia rinnovabile molto modesto, soprattutto se rapportato ai costi ambientali che ne derivano. Un incremento facilmente ottenibile, ripetiamo, migliorando l’efficienza degli impianti esistenti a costi molto più contenuti, per la comunità, dei cosiddetti certificati verdi.

Il piano provinciale sostiene tra l’altro (solare, eolico, biomasse ecc.) la realizzazione di piccoli impianti sugli acquedotti pubblici, molto meno invasivi delle piccole derivazioni.

 

LA POSIZIONE DELLA REGIONE

 

Il Consiglio Regionale lombardo ha, in passato, posto fine al progetto di una centrale elettrica a Offlaga nella pianura bresciana, progetto perseguito con tenacia da molti anni dalla ex ASM di Brescia, giudicando preminente l’interesse ambientale della ricca zona agricola, come richiesto dalla altrettanto tenace lotta degli agricoltori bresciani, contrari all’insediamento.

Ma di ancor maggiore interesse ai nostri fini è che, in concomitanza con queste vicende, il presidente della Regione Roberto Formigoni abbia scritto all’allora  Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola che “la situazione della produzione energetica in regione sembra tale da non richiedere la costruzione di nuove centrali per la produzione di energia elettrica”. E nella stessa lettera il presidente Formigoni sottolineava proprio un “sottoutilizzo delle centrali già esistenti” e un “ paradossale minor impiego” delle stesse fonti rinnovabili, in particolare l’energia idroelettrica.

Se ciò vale per la Lombardia, viene confermato proprio dal suo più alto vertice politico che  anche in Valvarrone non c’è più spazio per nuove centrali idroelettriche o ampliamenti di quelle esistenti e che non esiste nessun obbligo né morale, né politico, né economico di produrre ulteriore energia idro-elettrica in Valvarrone.

 

 LE NOSTRE RICHIESTE

 

Sulla scorta di quanto esposto, ecco quali sono, in sintesi, le nostre richieste:

una moratoria nel rilascio di nuove concessioni e un Piano provinciale di gestione delle acque;

la revisione della normativa sugli incentivi alle fonti rinnovabili, con l’adeguamento agli standard europei, in particolare per gli impianti micro e mini idroelettrici;

                                                 COMITATO “SALVIAMO I NOSTRI TORRENTI”

 

Premana, 4 aprile 2011

 

 

 

 

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