In calo il turismo nel 2010: lo rivela il rapporto annuale flussi turistici



Dal rapporto annuale dei flussi turistici pubblicato dall’osservatorio del sistema turistico del lago di Como, emergono dati allarmanti sull’andamento del settore nei dodici mesi dell’anno appena trascorso. Da un primo sguardo si vede che gli arrivi in montagna sono diminuiti di un -0,38%, le presenze hanno evidenziato un calo di quasi un 3%, cifre che sono ancora più difficili da mandar giù per gli operatori della montagna se osserviamo come è andata in altre aree come il lago, dove le presenze sono aumentate dell’11% e gli arrivi del 5.

Secondo il rapporto, la montagna oltre ad essere l’area meno frequentata in valori assoluti è "l’unico prodotto del territorio a registrare un calo rispetto al 2009".
 
Le presenze in queste aree sono passate dalle 163.689 persone del 20089 alle 158.974 dell’anno scorso, diminuzione che dipende esclusivamente della contrazione dei turisti italiani che scendono di numero sia nelle strutture alberghiere (-9.19% di arrivi, quasi 12% in meno di presenze) che in quelle complementari.
 
Lo short break viene in parte giustificato dal cattivo tempo nei periodi primaverili e autunnali che ha condizionato l’arrivo dei turisti nelle nostre zone.
 
Bene gli stranieri invece, che aumentano negli hotel con quasi 3mila presenze in più – cosi come le presenze che superano le 41mila (37mila nel 2009); c’è invece un notevole calo di presenze negli esercizi extra alberghieri (-10%).
 
Per i tecnici del settore si tratta di un nuovo fenomeno che potrebbe far cambiare il modello di ricezione turistica aprendo le porte al mercato straniero.
 
Un altro punto dolente e il periodo di permanenza dei turisti che nelle nostre zone ha avuto una media di 3,2 giorni, cifra che potrebbe testimoniare uno stille preciso di turismo: periodo lungo di vacanza per chi ha la casa in montagna, mordi e fuggi per i turisti che in qualche maniera spendono di più (appassionati di montagna e sportivi che solitamente soggiornano una notte, magari tra sabato e domenica nei rifugi in quota).
 
Ma sono sempre i turisti italiani a tenere in piedi la montagna come dimostra il rapporto in questione, visto che gli hotel e alberghi della Valle vengono frequentati soprattutto da connazionali che soggiornano solitamente in alberghi 4 stelle (pochi a dire il vero in Valsassina) che vedono un aumento delle presenze dell’8%, calano invece le prenotazioni in quelli a una e due stelle (più numerosi in Valle).
 
Bene gli agriturismi frequentatissimi durante l’estate e gli alloggi in affitto che registrano alte percentuali di prenotazioni.
Per finire uno sguardo al tasso d’occupazione nel settore turismo nelle aree montane che è diminuito registrando aumenti solo negli alberghi a tre stelle – ma nella maggior parte delle strutture l’occupazione è diminuita.
 
Il periodo buono per la montagna è senz’altro quello che va dal mese di maggio a settembre, soprattutto nel bimestre caldo dell’estate, con aumento del mercato interno, nei periodi di relax, sono gli stranieri a riempire il buco di presenze, segnale incoraggiante che dovrebbe far riflettere sia gli operatori del settore che gli enti locali come comuni e comunità montane che dovrebbero capire, come ha affermato l’assessore Dadati, che il turismo è una vera e propria industria sulla quale bisogna investire e soprattutto scommettere.
 
 
 
 
 
 

 

 

 

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