Incredibile la disavventura dei due, conviventi e in precarie condizioni economiche. Nel 2006 avevano trascorso una decina di giorni in un albergo in Alto Adige, non pagando il conto. Per questo sono stati processati e condannati a sette mesi complessivi di carcere; il tribunale di sorveglianza altoatesino ha negato la concessione della detenzione domiciliare, alternativa alla prigione, in quanto non è stata riconosciuta la residenza (in un paese dell’Alta Valsassina).
Il reato è l’insolvenza fraudolenta (articolo 641 del Codice), maturato nel giugno del 2006 quando i due tarscorsero dieci giorni nell’albergo a una stella "Montana" di Prato allo Stelvio (BZ).
Amareggiata l’avvocato Sonia Bova, che ha curato il gratuito patrocinio della coppia. "Si tratta di due persone in grande difficoltà, lei ha una piccola pensione per invalidità psichica, con la quale paga regolarmente l’affitto, lui è disoccupato. Hanno commesso un errore, certo, però è incredibile che in un paese in cui grandi reati spesso non portano in carcere gli esecutori, due persone così scontino una pena bagatellare in galera….". Il legale lecchese ha provato a dimostrare ai giudici di Bolzano l’esistenza di una residenza dove entrambi avrebbero potuto scontare la cosiddetta "detenzione domiciliare" della pena, ma a quanto pare per alcuni vizi di natura burocratica la corte non ha accertato il fatto, ordinando la carcerazione dei condannati.
Lui, salernitanto trapiantato in Valsassina e recidivo, ha fatto quattro mesi a Pescarenico ed è uscito recentemente, lei (incensurata e come detto con problemi di natura psichica), ha scontato la pena nella sezione femminile del "Bassone" di Como. Uscirà il prossimo 22 maggio, dopo tre mesi pagati per intero in prigione.