Il sindaco Fernando Rupani dà inizio alla celebrazione invitando la Corale di Introbio ad intonare l’Inno nazionale a cui gli introbiesi e i visitatori presenti partecipano con sincero entusiasmo. Segue poi un breve excursus storico per inquadrare l’atto che si celebra; il riposizionamento della lapide che fu originariamente posta nello stesso luogo 152 anni fa da Giuseppe Arrigoni Sindaco del paese, storico e politico.
Nel 1848 i moti carbonari a Napoli, le 5 giornate di Milano, le insurrezioni a Venezia, Brescia. La guerra d’indipendenza che nel 1859 dopo l’accordo di Plombiers tra napoleone III e casa Savoia porta l’esercito sulle sponde lombarde del Ticino. L’ing. Giuseppe Arrigoni nello stesso anno, due anni prima dell’Unità d’Italia formalmente dichiarata il 17 marzo del 1861, intitola, per primo in Italia, la piazza a Cavour e la strada a Vittorio Emanuele II.
Prosegue l’esposizione del sindaco ricordando che lo Statuto “concesso” da Carlo Alberto nel 1848 resterà in vigore sino al 1946 quando il popolo italiano con referendum istituzionale sceglierà la forma repubblicana e nascerà la Costituzione oggi in vigore.
Segue un nuovo pezzo del coro “Addio mia bella addio” preceduto dalla illustrazione della direttrice Maria Grazia Riva che illustra le allegorie di questo “canto risorgimentale” molto popolare in quegli anni. Quindi, l’esposizione dell’assessore Gianfranco Magni [in questa pagina, in basso]
Il Sindaco presenta un attestato di riconoscenza ai sindaci viventi Eusebio Marconi, Sergio Piazza, Gianfranco Magni, Italo Rupani, ricordando il grande impegno e stimolo profuso nello svolgimento della loro funzione ricca di soddisfazioni e con qualche “momento di difficoltà”.
Uno speciale ringraziamento è rivolto da parte di Fernando Rupani alla corale di Introbio che è un punto di orgoglio per il paese per l’esecuzione dei testi sacri e no che necessitano impegno costante di anno.
Chiude la cerimonia un canto risorgimentale apparentemente leggero “La bella Gigogin” cui segue il rinfresco offerto in piazza e gestito dal Gruppo Alpini di Introbio.
[foto di Gerry Calvanese]
IL TESTO DEL DISCORSO DELL’ASSESSORE G.F. MAGNI
Signore, Signori, Autorità, in questa occasione innanzi tutto dobbiamo portare il nostro pensiero e la nostra gratitudine a tutti coloro che hanno calpestato il suolo di questo paese e che a vario titolo, con impegno, sacrifici, dolori e rinunce, diedero perché ci fosse la nazione Italia.
Il ricordo di molti patrioti, in ogni modo grandi ed eroi, si è perso nei tornanti della storia.
Emblematicamente però li vogliamo ricordare tutti, ricordando alcune cose pubbliche di chi fra loro ha lasciato più tracce nella storia locale.
Sfogliando qua è la nel libro " in memoria di Giuseppe Arrigoni ", edito nel 1916 dal Comitato Valsassinese per un ricordo a G. Arrigoni, ritroviamo alcune testimonianze della vita di questo ingegnere Introbiese, che sindaco nel 1859 volle la lapide originaria che oggi celebriamo.
Infatti nel predetto libro si legge che: " nel marzo del ’59 andò a Torino < > Appena gli eserciti liberatori furono in Lombardia fece porre sulla piazza di Introbio quella lapide: Pel primo in Italia (12 giugno 1859) il municipio di Introbio dedicò questa piazza al conte C Cavour ……… "
Le pagine del libro ci ricordano anche che " il 2 giugno 1861 fu organizzata una grande festa patriottica ad Introbio per celebrare la prima festa del regno e dello statuto. L’Arrigoni vi pronunciò un discorso che fu pubblicato …… . Vi parlava di nazionalità con enfasi e colorito mazziniano, vi riassumeva le lunghe sventure d’Italia, il lungo martirio, l’opera assidua, instancabile dei patrioti italiani e terminava augurando la liberazione della Venezia e di Roma. "
Il professor Fermo Magni sindaco di Introbio nel 1913 in occasione della inaugurazione della lapide allo storico della Valsassina, fra l’altro disse " noi lo ricordiamo, Giuseppe Arrigoni, lo studioso appassionato, il mazziniano ardente, il patriota disinteressato, il valsassinese che, sacrificando la sua famiglia, se stesso, i suoi averi, si dedica tutto al bene della sua valle curando uffici, strade, miniere, torrenti, boschi, ogni cosa."
L’onorevole Mario Cermenati di Lecco, sempre in detta occasione, riferisce che " La italianità dell’Arrigoni rifulse in quattro periodi della sua vita, che corrispondono ad altrettanti periodi della storia della Lombardia e dell’Italia: il periodo della prima preparazione e quello della riscossa gloriosamente sfortunata; il periodo della seconda preparazione e quello della rivincita felice, della Lombardia liberata, del regno d’Italia finalmente costituito. Nel periodo della preparazione egli fu seguace, nello spirito patriottico e unitario, di Giuseppe Mazzini, ed esplicò la sua aspirazione alla libertà seguendo la dottrina di Carlo Cattaneo, il quale predicava con l’esempio che la redenzione doveva esser il frutto della elevazione intellettuale, del progresso letterario, scientifico e tecnico, del ringiovanimento delle arti. "
Ebbe a dire in detta occasione l’allora Ministro della Pubblica Istruzione on. Luigi Credaro, grande valtellinese, pochi anni fa definito dal Corriere della Sera come “ uomo pubblico, dotato di una particolare competenza ….. un italiano d’altri tempi”, che "Giuseppe Arrigoni che aveva passato parte del suo esilio in Svizzera, ben sapeva che l’istruzione è il primo elemento del progresso civile di un popolo, ed aveva constatato come in quel paese essa veniva coltivata con somma cura e con le migliori attenzioni."
Don Mezzera era cappellano a Introbio nel 1867, anno di morte dell’Arrigoni. Nella sua orazione funebre disse: "l’amor di patria egli lo intendeva non come un titolo per disegni di ambizioni, ed a avvantaggiare la propria fortuna, ma quale un dovere che domanda sacrifici di tutto questo….. Se in pochi anni la Valsassina dapprima giudicata alpestre e quasi lasciata in abbandono per le sue vie difficili ed aspre, ora cambiato aspetto è diventata ameno soggiorno, per le sue acque minerali, la sua aria salubre, in gran parte è dovuto allo zelo del nostro ingegnere. "
L’Arrigoni e tutti gli altri patrioti sono per la nostra nazione dei Numi Tutelari, per noi un esempio da seguire e ricordare.
Con questa celebrazione, in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia, vada a tutti i patrioti, la nostra riconoscenza