Ma c’è anche chi potrebbe e vorrebbe dedicarsi maggiormente all’ozio e al divertimento anche se piove e non sempre può, nonostante le vacanze: le bambine, i bambini, le ragazze e i ragazzi. Perché? Perché come ogni si ripresentano i famigerati compiti delle vacanze. A fine maggio, inizio giugno arriva la sentenza: l’estate sarà più o meno disturbata da libretti dall’aspetto ingannevolmente piacevole, da pagine da studiare, da compiti da eseguire per… esercitarsi.
Per anni chi scrive ha osservato il risultato di questo impegno, ponendosi da diversi punti di vista. La conclusione è che i compiti delle vacanze servono soprattutto alle case editrici che vendono queste specie di eserciziari che poi diventano spesso motivo di furenti litigi e di sontuosi mugugni per chi deve svolgerli e per chi ripete fino all’esaurimento:
– Devi fare i compiti –
– Quante pagine hai fatto oggi?
– Ma cosa aspetti? Guarda che se vai avanti così non vai a giocare! –
E via di questo passo.
Le risposte possono essere le più svariate:
– Mi fa male la pancia –
– Oggi non li faccio ma ti prometto che domani faccio dieci pagine-
– Li ho fatti … sì tre pagine –
– Poi vado avanti, adesso ho sete, ho sonno, mi fa male la mano ….-
Se non fosse che per i protagonisti di questi dialoghi, il clima è quello da bufera imminente, verrebbe anche da ridere.
Succede poi, soprattutto alle medie, e ci perdonino gli insegnanti, che vengano assegnati pure i libri da leggere scelti dai prof.
Da anni i più gettonati sono:
“Marcovaldo” (e passi), “Il piccolo principe” (come farà a gustarlo un ragazzino a cui magari non piace leggere) e il più ermetico, il più surreale, il più complesso “Barone rampante”.
Si potrebbe proporre un sondaggio:
quanti sono stati costretti a leggere libri poco graditi durante le vacanze?
Quanti sono arrivati alla fine?
A quanti è piaciuto?
Ma non è finita.
Come si fa a rendere de tutto odiosa la lettura?
Ovvio: si chiede il riassunto rigorosamente scritto del libro letto.
Chi tra gli adulti ama i libri, sottolinea, talvolta ricopia su un apposito quaderno frasi particolarmente gradite, ricorda emozioni, ne parla magari con gli amici, ma potremmo affermare MAI, roprio MAI, si sognerebbe di redigere un riassunto ufficiale, tanto più che è già parte del libro per la sua presentazione.
Per concludere: insieme ad insigni pedagogisti e psicologi, ci permettiamo di mettere in dubbio l’utilità dei compiti delle vacanze, soprattutto se sono tanti e soprattutto se sono inutili o addirittura deleteri (vedi esempi lettura).
Come facciamo ad affermarlo?
Chiedete a chi studia se arriva più preparato a settembre dopo essersi sorbito una caterva di compiti e chiedete agli insegnanti se notano grandi differenze tra chi ha lavorato a testa bassa per buona parte dell’estate e tra chi magari ha potuto godere di belle e nuove esperienze in luoghi prima sconosciuti, incontrando nuovi amici, giocando e divertendosi.
E allora che fare?
Provare a incentivare il piacere delle scoperte estive, lasciare tanto tempo libero e assegnare pochi ed essenziali compiti.
Suggerire poi alle alunne e agli alunni di leggere un paio di libri di loro gradimento, facendosi aiutare a sceglierli da bibliotecari e librai preparati che non propinino polpettoni ma testi gradevoli e colorati, e permettendosi …
I DIRITTI IMPRESCRITTIBILI DEL LETTORE
elencati come un decalogo, dal grande Daniel Pennac:
1. Il diritto di non leggere
2. Il diritto di saltare le pagine
3. Il diritto di non finire un libro
4. Il diritto di rileggere
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)
7. Il diritto di leggere ovunque
8. Il diritto di spizzicare
9. Il diritto di leggere a voce alta
10. Il diritto di tacere.
E dopo aver forse scandalizzato i benpensanti, ci permettiamo di sospettare che con queste premesse potremmo rischiare di allevare con il tempo dei buoni studenti e appassionati lettori.