Gh’era n’a volta: a Pasturo si rivive il passato



Mercoledì pomeriggio ho deciso perciò di andare alla mostra, anche perchè prima o poi avrei dovuto scrivere l’articolo che mi era stato chiesto. Appena entrato l’atmosfera si copre di passato: foto, diplomi antichi, pezzi di legno con forme curiose come quelli che raccoglieva mio nonno… un  clima piuttosto suggestivo. Il signor Castelletti stava già spiegando la mostra ad altre persone, perciò decisi di ammazzare l’attesa guardandomi intorno. La mia attenzione si posò subito sulla zona "guerra", data la mia passione storica per i periodi dei conflitti mondiali. Vedere dal vivo i reperti della guerra non è certo come studiare date e battaglie!

Dopo qualche minuto Renato Castelletti viene verso di me, ci salutiamo e inizia a spiegarmi la storia e le funzioni dei vari oggetti presenti nell’ambiente. I suoi racconti fanno rivivere ogni cosa, che sia un rasoio di inizio 900 o un tostatore di ghiande. Tanti di quei reperti sono rari, alcuni pezzi unici… Mi racconta che molti oggetti stavano per essere buttati, ma grazie alla sua passione sono ancora a disposizione di tutti per essere visti. Mi spiega anche che alcuni erano molto scettici sulla mostra, dicendo che aveva raccolto solo pochi oggetti… Strano, penso io: per me si tratta di un enormità, forse perchè non ho mai avuto l’opportunità di vedere dal vivo tutti questi oggetti che ora non vengono più utilizzati.

Il percorso prosegue con moltissimi reperti, da strumenti per barbieri e falegnami a culle, mobili da cucina e molto altro. Castelletti conosce la storia e la funzione di ogni cosa, riuscendo a farmi immergere nella storia del mio paese e farmi vivere un’epoca che ho solo nei ricordi dei miei genitori, che a loro volta hanno dai miei nonni.

Durante il percorso molto affascinante ho anche l’occasione per discutere con l’autore della mostra. Renato Castelletti ha veramente una grande passione, che lo porta a mostrare i suoi reperti senza fini di lucro. Mi racconta che Pasturo è molto ricco di storia che si dovrebbe far conoscere. Mi parla della zona delle Casere, dove arrivavano da Milano per portare i formaggi. Oppure della pietra vicino alla chiesa di San Rocco, simbolo di una setta che contava più di 400 persone. O ancora, della Rocca di Baiedo, le cui origini non sono ancora ben note.

Un passato molto ricco, che Castelletti racconta come se avesse vissuto il tutto in prima persona. Pasturo è ricco di storia e tradizioni, e grazie alle iniziative come queste che anche la mia generazione può rivivere tutto. Queste mostre vanno incentivate, per il paese e per coloro che hanno fatto il passato. Ma anche per chi, come me, vuole farne il futuro.

In alto: Renato Castelletti con il suo libro. Sotto: foto e video della mostra

 

 

 

 

 

 

 

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