Questo pomeriggio, mentre ero al campetto dell’oratorio di Premana a fare due tiri a canestro con i ragazzi del basket, una famiglia di villeggianti si è avvicinata a noi per chiederci se sapevamo dove, a Premana, ci fosse una campo da tennis. I ragazzi, pratici del loro paese, hanno detto ai turisti che a Premana di campi da tennis non ce ne sono, poi, facendo due calcoli, abbiamo indirizzato i brianzoli a Primaluna, dove di sicuro avrebbero trovato un campodel genere.
Prima di andare, la persona più anziana del gruppo, poco contenta di doversi spostare di cosi tanto per fare due tiri a tennis, ha fatto un commento che ha lasciato sia me che i ragazzi, tutti premanesi, piuttosto perplessi: "Non è possibile che a Premana, un paese turistico, non ci sia un campo da tennis". Se il ragionamento fosse stato solo questo, sicuramente la signora avrebbe avuto ragione, ma al suo commento sulla mancanza di impianti sportivi del genere,ha aggiunto: "Come si fa a trattare cosi chi viene come turista, mancano gli impianti, l’acqua non è potabile, e chissà quante altre cose abbiamo noi villeggianti da lamentarci" aggiungendo poi che "ormai paesi come questo non vanno più avanti con l’economia delle forbici e coltelli, se non fosse per i turisti che veniamo qui tutti gli anni questi piccoli centri morirebbero".
Abbiamo cercato di spiegare alla signora che la realtà che i suoi occhi vedevano non era veramente cosi; abbiamo, insieme ai ragazzi, tirato fuori delle cifre sul numero di premanesi, sulle innumerevoli famiglie che vivono delle forbici, coltelli e altri prodotti tipici della zona… Addirittura, uno dei ragazzi ha parlato del marchio di qualità, ma la signora, scendendo le scale che dal campetto dell’oratorio portano in piazza, ha continuato ad imprecare contro la realtà dei paesi, come li ha definiti, morenti.
Seduti per terra, con i palloni appoggiati alle ginocchia, ci siamo fatti una risata e abbiamo continuato a giocare tranquillamente la nostra partitella, ma tornando a casa, tra un tornante e l’altro, ho avuto il tempo di riflettere e pormi tante domande che con questo articolo volevo trasmettere anche ai lettori.
Noi viviamo in questa Valle 365 giorni all’anno, c’è chi fa il giornalista, chi l’impiegato, chi il muratore, il maestro, il professore, il dentista, l’autista, il commerciante, l’elenco di mestieri e professioni che i valsassinesi svolgono è interminabile. Per nove-dieci mesi, la Valle vive senza villeggianti e turisti, tranne un paio di mesi estivi e la stagione sciistica, per il resto dell’anno le industrie, i negozi e le diverse attività danno da mangiare a più di 20mila persone.
La domanda che mi è sorta è molto semplice: quanto ci guadagna la Valle con l’arrivo dei turisti e i villeggianti? Non ho i dati della Confcommercio locale, sicuramente le vendite aumentano e il movimento che migliaia di turisti portano in Valsassina è importante; ma sono veramente il pilastro dell’economia e soprattutto, la loro presenza in determinati mesi segna proprio la rotta degli affari valsassinesi ?
A voi le risposte.