L’Albero e l’Uomo: due nature così diverse ma così assimilabili nella loro capacità di produrre ed essere vita allo stesso tempo. La poetica artistica di Arcangelo Ciaurro (Castellaneta, 1953) si costruisce attorno alla figura dell’albero come metafora dell’uomo. Le radici, i rami, le fronde inebriate da luce vibrante, diventano il pretesto per descrivere la vita umana, nelle sue diverse fasi.

Ciaurro, indagando da vicino ogni componente strutturale, sembra apporre una lente di ingrandimento sui particolari di questa millenaria creatura vegetale. Il pennello riporta sul supporto i giochi di luce tra le folte chiome, l’intreccio dei rami e la solidità del tronco, senza mai arrivare a rappresentare l’interezza della figura. Un espediente artistico che permette al pittore di valorizzare ogni singolo elemento, preferendo gli intimi dettagli alla sommaria descrizione dell’intero. La linfa vitale, prodotta dalle foglie, porta le sue sostanze nutritive in ogni parte dell’albero, sino alle radici, dando vita a un processo in cui il singolo elemento diventa indispensabile per l’intero funzionamento. E così avviene nel corpo umano: la “macchina” dell’organismo viene messa in moto da una serie di piccole ma necessarie situazioni con lo scopo di produrre ed essere vita.

Le radici, ben salde nella terra, nascoste, salgono nel tronco per esplodere, alla luce del sole, nella chioma: una metafora anche della vita dell’uomo, con le sue spinte relazionali verso l’esterno che nascono da dentro, dalla sua ancestrale condizione di essere unico ma, allo stesso tempo, sociale, fatto per stare con gli altri esseri della propria specie.

La mostra rimarrà aperta dal 17 settembre al 22 ottobre sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15:30 alle 19.
 

Sotto un’opera di Ciaurro