"Assalto di juventini alla piazza di Barzio", "Dopo don Serafino, sfregiato anche il leone" ecc ecc. Di titoli e considerazioni in qualche modo divertite ne passano in mente a dozzine, appena appresa la notizia dello ‘sfregio’ avvenuto nella notte in Valsassina. Ma poi, quando ti rechi a Barzio e vedi quel che è successo, passi davanti alla scritta "Ai caduti", i pensieri cambiano. >Capisci e concordi quando senti un ragazzo poco più che ventenne commentare amaramente l’accaduto.

Ragioni su cosa sia, quel grosso felino piantato in mezzo a Piazza Garibaldi. E sul fatto che questo straccio di paese (l’Italia) è passata attraverso due grandi guerre, lasciandoci giù le vite di tanti, troppi giovani, di uomini e donne e bambini. Sangue vero, colorato di rosso e non dello stupido bianco, nero, verde e azzurro sparsi sul corpo indifeso di quel leone, vigliaccamente irriso nella notte. E poi un altro flash: ricordi che alle porte della stessa località, poche settimane or sono un artista (vero) ha disegnato su un grande spazio  un murale con i simboli di questo bel centro di montagna – leone compreso, tra Renzo e Lucia. Un lavoro voluto, condiviso e apprezzato da tutti. Esattamente l’opposto della cazzata a cui Barzio ha dovuto assistere stamattina.

Vabbè, ‘na goliardata. I soliti sfaccendati che guarda caso tra venerdì e sabato riempiono il loro tempo con una "impresa" – nemmeno troppo originale visto che la colorazione del leone è roba già vista, pur se non nel "grande stile" (…) di queste ore. No. Nient’affatto. Dipingere a gusto proprio quell’emblema è di più, e peggio. Denota ignoranza, incultura, stupidità, vacuità – sempre volendo augurarsi che dietro non ci sia altro.

La reazione dei passanti e di chi risiede a Barzio è stata chiara e netta. Schifo. E il signore che levando le braccia al cielo urla "Che scherzo del c…." interpreta a tinte forti il pensiero dei più. Sotto al leone, in blu, la "firma" dell’autore/degli autori.