Pubblichiamo integralmente l’intervento inviato alla nostra redazione da Guido Agostoni. "Sembrava troppo bello poter dire che si “tagliavano” oltre cinquantamila poltrone – scrive tra l’altro il sindaco valsassinese – peccato che si sia continuato a tagliare delle “sedie” (quelle, per nulla costose, dei Consiglieri e degli Assessori Comunali) e nulla si sia fatto per tagliare le vere poltrone costose (quelle dei parlamentari ed anche delle Regioni)".

Dopo lo “sciopero” dei Comuni, i problemi restano.

A chi mi chiedeva cosa pensassi della proposta del Governo, dello scorso mese di agosto, di “abolire” i Comuni sotto i mille abitanti, rispondevo che non bisognava preoccuparsi perché non ne avrebbero poi fatto nulla. Infatti … In realtà la manovra non prevedeva l’abolizione dei piccoli Comuni come riportato dai giornali ma il taglio dei consiglieri e degli assessori; sarebbe cioè stata tolta la partecipazione, per lo più volontaria, delle persone ancora interessate alla vita e allo sviluppo delle proprie comunità. L’errore di fondo era soprattutto quello di inserire in una manovra economica (per il risanamento dei conti dello Stato) delle modifiche del quadro istituzionale.

Un errore che purtroppo – nonostante tutte le prese di posizione dei rappresentanti dei Comuni, delle Province e delle Regioni – il Governo non ha compreso o meglio non ha voluto comprendere.

Sembrava troppo bello poter dire che si “tagliavano” oltre cinquantamila poltrone: peccato che si sia continuato a tagliare delle “sedie” (quelle, per nulla costose, dei Consiglieri e degli Assessori Comunali) e nulla si sia fatto per tagliare le vere poltrone costose (quelle dei parlamentari ed anche delle Regioni). Però hanno promesso che lo faranno, bontà loro …

D’altra parte la necessità di aggregare i piccoli Comuni, non solo quelli fino a mille abitanti, permane tuttora. L’obiettivo della aggregazione, infatti, è una necessità che va al di là del problema della scarsità di risorse, che pure esiste ed è sempre più pesante. Infatti le stesse funzioni programmatorie e gestionali (in materia di territorio, di turismo, di vigilanza, di servizi sociali ecc.) non possono più avere come riferimento solo il piccolo comune.

Se ad esempio pensiamo ad alcuni territori a noi vicini come il Trentino – Alto Adige o l’Austria ed al loro sistema turistico, si nota come, pur mantenendo la specificità dei singoli Comuni, l’ottica entro cui si muovono è decisamente comprensoriale: le varie offerte, i vari “pacchetti” permettono la fruizione di servizi connessi da un paese all’altro, addirittura da una valle all’altra. E’ vero che la natura è stata molto generosa con quei territori ma dobbiamo convenire che non è stata avara neppure col territorio valsassinese. Certo le dimensioni sono ridotte, la Valsassina è piccola, ma se pensiamo di affrontare i problemi dei prossimi anni in una prospettiva ancora più piccola, non andremo proprio da nessuna parte. Non è cioè proponibile che ogni Comune si gestisca – rimanendo nell’esempio – la propria funivia … Pensiamo solo se negli anni scorsi non fosse stato portato avanti il collegamento Barzio – Piani di Bobbio – Valtorta …

Ma tornando al problema iniziale relativo all’accorpamento: da parte dello Stato dovrebbe esserci solo la direttiva, con l’indicazione di alcuni parametri e tempi, lasciando alle Regioni, in accordo coi Comuni e le Province, la definizione dei confini. Le indicazioni che pervengono dallo Stato con l’ultima manovra appaiono invece alquanto confuse. Fra l’altro, lo cito solo per esemplificare, i Comuni facenti parte di un’Unione in cui è compreso un Comune sotto i 1.000 abitanti (come per noi Parlasco) non dovrebbero più avere né la Giunta né il Consiglio Comunale: per capirci sia pasturo che Introbio che Cortenova che Primaluna avrebbero solo il Sindaco … (Ribadisco: ne va della democrazia e della partecipazione). Si spera che la Regione, direttamente chiamata in causa, possa intervenire, accanto ai Comuni.

Si parla poi, nel progetto di legge costituzionale, di abolizione delle Province: mi sembra un altro provvedimento assunto di fretta, senza un disegno organico, che rischia di diventare un boomerang. Non solo probabilmente non ci saranno risparmi ma ci troveremo comunque ad avere, invece delle Province, altri Enti intermedi, fra le Regioni e i Comuni, con un Presidente senza assessori né consiglieri. Ancora una volta si toglie spazio alla partecipazione democratica dei cittadini, paradossalmente adottando un provvedimento che gli stessi cittadini sembrerebbero volere: un “imbroglio” che forse è il caso di chiarire da subito.

Se poi pensiamo alla Valsassina, ritengo che la Comunità Montana in un territorio come il nostro potrebbe svolgere proprio quelle funzioni (polizia locale, servizi sociali, turismo ecc.) previste per il livello associato: la legge regionale sulle C.M. in fondo non solo permette questo ma lo indica come la strada maestra. L’Assemblea di tale Ente infatti, composta dai sindaci dei Comuni che ne fanno parte, rende di fatto la stessa Comunità molto simile alle Unioni dei Comuni.

In fondo si tratterebbe di recuperare, mutatis mutandis, quello spirito del Consiglio di Valle, che con persone come Pensa, Manzoni e altri, ha costituito per questo territorio le basi di iniziative positive di cui ancora oggi raccogliamo i frutti.

Per la Valsassina, come passo propedeutico, si potrebbe costituire la “Conferenza dei Sindaci della Valsassina”, così come fatto in altre aree della Provincia (nel Meratese, nel Casatese, nell’Oggionese ecc), per discutere e condividere alcune linee strategiche rispetto a questioni – come appunto le future aggregazioni dei Comuni – che comunque dovremo affrontare.

Da subito, ad esempio, per valutare la possibilità di tre “aggregazioni” dei Comuni Valsassinesi, così come anticipato dalla Comunità Ecclesiale …

Guido Agostoni