Inchiesta/Ecco chi e’ davvero contro il progetto di acquedotto della Norda



C’è chi ha prodotto un vero e proprio faldone, tra testi e allegati tecnici. Chi ha scritto poche righe (ma dense), chi si è fatto supportare dal proprio legale e chi è avvocato di suo. Aziende e privati cittadini, proprietari terrieri e capitani d’impresa, uniti dal concetto ma avanti separatamente, hanno presentato nei giorni scorsi tre precise "osservazioni" così come previsto in margine al progetto di costruzione da parte della Norda di un acquedotto dal Lago di Sasso allo stabilimento di Primaluna. Oggi apriamo un’inchiesta speciale, iniziiando dalla sintesi delle posizioni espresse da chi contesta il piano dell’importante azienda di imbottigliamento.

I PROTAGONISTI

Si chiamano Alfredo Ciresa (industriale), Aquilino Colombo e Giovanni Arrigoni (questi ultimi entrambi avvocati) gli estensori delle famose osservazioni. Ciresa è titolare della nota azienda di produzione di formaggi "vicina di casa" della Norda, ai confini tra Introbio e Primaluna; Colombo è marito di Adele Bregaglio e rappresenta la società che possiede la stragrande maggioranza delle terre della Val Biandino attraverso la Fratelli Bregaglio Snc mentre l’avvocato Arrigoni ha come caratteristica quella di essere abitante della via che sale verso il Lago di Sasso. Tutti, in forme diverse, si oppongono al progetto della Norda. Più avanti vedremo come. Manca nell’elenco un ente interessato molto da vicino dalla vicenda: il Comune di Introbio, sul cui territorio insiste l’area dalla quale verrebbe captata l’acqua nonché tutta la zona che, se il piano della Norda andrà in porto, verrà attraversata dalle tubazioni.

LE OSSERVAZIONI
Davvero troppo voluminoso il materiale presentato per poterlo illustrare in un solo servizio giornalistico: nei prossimi giorni Valsassinanews ne pubblicherà le sintesi ma intanto è già poissibile farne una sorta di "indice generale", un abstract che contiene in qualche modo le motivazioni principali dell’opposizione, composita e diversificata, al progettato acquedotto "Acqua alta". Partiamo dal documento più complesso.

Bregaglio Snc
L’ampiezza e l’approccio delle osservazioni sono testimoniati fin dalla quantità di destinatari della documentazione: ben 14 oltre ovviamente alla Norda stessa. I "padroni della Valbiandino" inviano le loro 25 pagine (più numerosissimi allegati, oltre venti diversi) non soltanto alla Provincia di Lecco – a Villa Locatelli il plico è giunto a presidente e quattro diversi settori – ma anche ai due comuni di Introbio e Primaluna, al Suap, lo Ster, l’ASL, l’ARPA, la Comunità Montana, il Ministero dei Beni Culturali e Paesaggistici e ancora l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po. Il maxi documento può essere riassunto in estrema sintesi in due grandi filoni: uno "ecologista" e un secondo di carattere legale. In entrambi i casi si critica la Norda, negando la "pubblica utilità" dell’intervento e l’opportunità del progetto sotto vari profili; le 25 pagine di osservazioni si concludono così:
"…le risorse naturali, culturali, turistiche, energetiche della Val Biandino, ancora inespresse, sono di gran lunga prevalenti a buon diritto sull’imbottigliamento di acqua in bottiglie di plastica da parte della Norda"
 

Alfredo Ciresa
Più stringato nelle dimensioni e nell’indirizzario l’industriale valsassinese. Che invia al solo settore Patrimonio Edilizio – Attività Economiche e Turismo (ovvero a Fabio Dadati) tre pagine nelle quali comunque, a sua volta, non le manda a dire. Perché al di là della famosa "pubblica utilità" del nuovo acquedotto, negata dallo stesso titolare di Ciresa e HM, Ciresa rileva in modo inequivocabile un aspetto privato, particolare ma assai importante quale il fatto che il progetto prevede l’allacciamento della tubazione a una condotta, posata su proprietà Ciresa "senza che la Norda s.p.a. fosse stata in alcun modo autorizzata". E ancora, un altro siluro riguarda l’origine stessa del giacimento da cui proverrebbe l’acqua in Val Biandino (su cui insiste "una precedente concessione a favore dell’Enel").

Giovanni Arrigoni
Qui c’è una sola pagina (con un importante allegato), inviata a Provincia e Comune di Introbio oltre che alla Norda. Essenzialmente, Arrigoni definisce "indispensabile conoscere la reale situazione dei luoghi, soprattutto della sponda destra del Lago di Sasso (assolutamente instabile e franosa), che come tale non consentirebbe la posa della tubazione". Inoltre, aggiunge l’introbiese, "l’acqua che fuoriesce dalla galleria a monte (ex miniera) è l’unico immissario del Lago di Sasso".

Al momento, come conferma a Valsassinanews lo stesso assessore provinciale Fabio Dadati, sono queste le osservazioni avverso il procedimento per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio del famoso acquedotto. "Soltanto" tre, ma fanno già parecchio rumore. Spicca invece il silenzio dell’amministrazione comunale di Introbio, che sta in qualche modo "osservando" gli eventi in attesa della risoluzione della vicenda. Per la quale comunque sembra ineludibile la convocazione di una conferenza dei servizi che metta intorno a un tavolo tutti i protagonisti della disputa. Dalla Provincia fanno sapere che questa, con ogni probabilità, avverrà nel mese di gennaio, dopo che Villa Locatelli avrà presentato le osservazioni alla Norda.

Nei prossimi giorni dedicheremo ampi approfondimenti alle documentazioni che si contrappongono al progetto del nuovo acquedotto e proveremo anche a contattare l’azienda che lo sta portando avanti.

 

I "SONDAGGI" DI VALSASSINANEWS

NUOVA LECCO-BALLABIO, DISASTRO CONTINUO

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