Il fossile di stella marina di Pasturo, potrebbe diventare il Ciro valsassinese?



La settimana scorsa, in una conferenza molto interessante tenutasi al cinema Colombo di Pasturo Andrea Tintori, noto paleontologo (professore ordinario di paleontologia dal 2001, presidente della società paleontologica italiana e coordinatore scientifico del sito patrimonio mondiale Unesco del Monte San Giorgio) ha presentato la sua formidabile scoperta fatta, come lui stesso ha spiegato, per caso ai piedi della Grigna in uno dei siti di scavi paleontologici da lui diretti.

Si tratta di un fossile di stella marina, che è il primo rappresentante del gruppo delle stelle marine appartenente al Triassico medio rinvenuto fuori della Germania e soprattutto la più antica ritrovata in Italia.

Nel suo intervento, il paleontologo ha illustrato alcune scoperte sulle nostre montagne negli anni passati sollevando qualche critica, soprattutto per come viene gestita a tutti i livelli la ricerca paleontologica. 

Abbiamo chiesto a Tintori delle spiegazioni sullo stato della paleontologia in Italia, soprattutto dal punto di vista finanziario, perché come lui stesso ha spiegato alcuni scavi, compreso quello degli "Scudi" a Pasturo, sono fermi da parecchio tempo.

"Il finanziamento della ricerca paleontologica in Italia dovrebbe essere fatto a livelli differenti: uno superiore da parte dei ministeri (beni culturali) e uno a livello locale (Parchi, Comunità Montane, ecc)".

Ma il condizionale è d’obbligo, visto che come conferma Tintori "Negli ultimi anni, dall’alto praticamente non arriva più nulla, anche perché in Italia oggi l’unica ricerca che si ritiene importante è quella che dovrebbe dare risultati ‘concreti’ e la paleontologia non rientra in questa tipologia".

A questo punto, rimane solo l’ambito locale, che secondo il professore, "dovrebbe sostenere almeno la ricerca dei reperti e la loro preparazione in funzione della presentazione in loco" ma non sempre è cosi. 

Nel caso degli scavi ai piedi delle Grigne, un sostegno iniziale da parte degli enti locali c’è stato, soprattutto dal Parco Regionale della Grigna Settentrionale, contributo che ha permesso di condurre diverse campagne di scavo e la preparazione di alcuni importanti esemplari, ma col passare dei mesi "tutto si è volatilizzato".

Qualche iniziativa, come la mostra temporanea durante la settimana della Sagra delle Sagre ha funzionato ma per il resto, conferma Tintori, "non c’è mai stata la volontà di portare, anche attraverso proposte didattiche per le scuole, visitatori durante tutto l’anno".

Una soluzione ci sarebbe per poter motivare gli enti locali, siano questi comuni, comunità montane o altre realtà: quella di farli partecipi di iniziative di divulgazione delle attività paleontologiche. Al riguardo, Tintori ha un parere positivo, perché come ci dice "ho sempre creduto nella divulgazione per valorizzare i nostri fossili al di là del mio interesse professionale e da oltre 30 anni mi occupo di piccoli musei, dipendenti dagli enti locali; quindi ho visto un po’ di tutto e  ho raccolto una grande quantità di promesse quasi sempre non mantenute".

Il professore lancia un’idea, frutto della sua esperienza a livello mondiale: il turismo naturalistico che è in grande espansione soprattutto all’estero, ma come conferma il paleontologo, in Italia, "questi aspetti non vengono mai presi in considerazione: abbiamo molti ‘musei’ che definire penosi è un complimento, dove non si impara nulla, e dove peraltro i visitatori non sono certamente numerosi".

"Io propongo di  ‘riqualificare‘ le conoscenze della gente, non il territorio che è già ricco di suo. Non servono progetti megagalattici, ma bisogna crederci, bisogna veramente comprendere il valore del territorio, sfruttare  le competenze e supportare la divulgazione: il punto non è solo continuare gli scavi, ma farli poi ‘rendere’ a livello locale. In parole povere, se io non studiassi più il materiale della Grigna, non andrebbe di mezzo la mia carriera scientifica, ma la Valsassina e Lecco perderebbero un’occasione".

Tintori collabora da sei anni con la Peking Unversity come specialista per i pesci del Triassico; la Cina è un posto dove si lavora per il futuro della paleontologia con strade e infrastrutture che accompagnano lo sviluppo delle aree di scavo per un turismo che dovrebbe arrivare in futuro, ma noi, afferma Tintori, insistiamo a rincorrere le necessità.

"Due anni fa abbiamo tentato la progettazione di un Geoparco Insubrico, dal lago di Lugano alle Grigne, ma al solito, tutto si è fermato: in questo caso è stato il Canton Ticino ad affossare il finanziamento Interreg e quindi il progetto… Purtroppo senza finanziamenti non si va da nessuna parte. Ci vorrebbe veramente un maggior interesse da parte dei politici su su almeno fino alla Regione per utilizzare le nostre conoscenze e il nostro studio".

Ma ora che la Valsassina ha il suo esemplare fossile quasi unico in Italia e in Europa, non sarebbe l’occasione per diffondere e promuovere, come si è fatto col dinosauro Ciro a suo tempo, la paleontologia tra la popolazione, coinvolgendo soprattutto le scuole? "Veramente è quello che ho cercato di suggerire in questi anni" commenta Tintori "ma tutto si è risolto in una settimana di attività con le scuole un paio di anni fa e poi silenzio"

"E’ chiaro che c’è un grande bacino di utenza se si offrono attività interessanti e legate al territorio, basterebbe fare un po’ di marketing…..  e pur non essendoci dinosauri anche qui ci sono delle ‘unicità’, che sono poi il motivo trainante del turismo culturale-naturalistico, per la serie: se non qui, dove? Io posso fornire le basi, aiutare ad addestrare le guide, ma il resto tocca ad altri".

Per finire, Andrea Tintori [nella foto a destra >>>] fa una riflessione sulle idee per sviluppare la paleontologia in Valle. "Sono poi convinto che il problema fondi sia ‘secondario’: se ci sono le idee e la volontà di metterle in pratica, infatti, i soldi si trovano".

"Si ha sempre bisogno di un elemento che ‘colpisca’ e attiri, la nostra stella potrebbe essere questo elemento al di là dell’importanza scientifica. Per il resto, la divulgazione e la valorizzazione di un patrimonio hanno bisogno di solide basi di conoscenza, quindi di ricerca scientifica, altrimenti si rischia di vendere fumo o il nulla. D’altra parte – conclude il professore – la paleontologia è appassionante (e non solo per i bambini e i ragazzi) perché i fossili esprimono la nostra storia antica e l’evoluzione della vita ha sempre un grande fascino, soprattutto quando se ne danno le prove attraverso i fossili".
 

 
 
 
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