“Christus Dominus resurrexit” è quasi un grido giubilante in un giorno stabilito santo dalla chiesa, perché costituisce simbolicamente la vittoria del bene sul male e la salvezza per l’uomo condannato agli albori del mondo. “In resurrectione tua, Christe, caeli et terra laetentur”(lit. horarum). “Nella tua risurrezione, o Cristo, gioiscano i cieli e la terra”. Una frase di felicità per il ‘fine pena, fine condanna e celebra il nuovo patto tra l’Uomo e Dio. Un patto rotto fin dai tempi dell’origine della terra, quando il pirmo uomo e la prima donna furono cacciati da una situazione di felicità, il paradiso terreste, perché corrotti dal diavolo, ossia dal male.
Dopo la morte di Gesù, la resurrezione dopo tre giorni. Due vangelisti Matteo e Luca descrivono l’evento così: “Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli” (Mt 28, 8) E raccontano l’emozione dei discepoli di Emmaus: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24, 32)
Tornando ai giorni nostri riportiamo qui di seguito quanto ci ha scritto un giovane credente, sono frasi molto accorate che danno l’idea di cosa significhi questa festa per il mondo cattolico e per chi ancora frequenta i misteri della Chiesa: "Cristo, l’Agnello Pasquale (cfr Is 53, 7-12),è risorto e cammina davanti a noi verso i “nuovi cieli e la terra nuova” (Ap 21,1), in cui finalmente vivremo tutti come un’unica famiglia, figli dello stesso Padre. Lui è con noi fino alla fine dei tempi. Camminiamo dietro a Lui, in questo mondo ferito, cantando l’alleluia. Nel nostro cuore c’è gioia e dolore, sul nostro viso sorrisi e lacrime. Così è la nostra realtà terrena. Ma Cristo è risorto, è vivo e cammina con noi. Per questo cantiamo e camminiamo, fedeli al nostro impegno in questo mondo, con lo sguardo rivolto al Cielo".