DALLA LIBIA IN VALSASSINA: I PROFUGHI RACCONTANO IL PRIMO ANNO DA NOI
Data pubblicazione 8 Maggio 2012
Organizzato dalla Caritas della zona pastorale III e dalla Cisl, il convegno “Profughi dalla Libia: esperienze e prospettive future a un anno dal loro arrivo” ha visto la partecipazione di Emilano Bos, giornalista e autore del documentario “Mare deserto” per la Rsi, radiotelevisione svizzera, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, il vicario episcopale Bruno Molinari, Vittorio Zappalorto (rappresentante del soggetto attuatore per la gestione delle strutture di accoglienza) e il segretario generale di Cisl Lombardia Gianluigi Petteni.
Nelle affermazioni dei profughi è forte la riconoscenza per la formazione e l’accoglienza ricevute qui da noi. E un po’ di orgoglio per essere riusciti a superare le traversie e per aver saputo affrontare i primi ostacoli come la lingua e infine per aver raggiunto una minima autonomia. Ecco cosa dicono.
Thomas (originario del Camerun) arriva dalla Libia e ora si trova al Coe-Centro orientamento educativo di Barzio. “Sto imparando i lavori di casa, servizi in tavola e cucina – spiega in italiano stentato –. All’inizio è stato difficile perché non sapevamo con chi comunicare, ma poi gli operatori si sono dimostrati di grande aiuto burocratico e medico. Poi alcuni di noi non sono mai andati a scuola, ma ora sappiamo leggere, scrivere e parlare l’italiano”. Thomas conclude ringraziando Barzio: “Per come ci ha accolto e accettato”, ma anche tutta la Caritas.
“In Libia ero un meccanico e avevo tre dipendenti – spiega in inglese Samson, nigeriano, da un anno a Ballabio assieme alla moglie Eise –. Con lo scoppio della guerra mi sono diretto verso Lampedusa, ma il viaggio è stato difficile: a Tripoli i militari volevano tenermi con loro per riparare i veicoli e per costringermi mi hanno picchiato, ma sono riuscito comunque a scappare”. Dopo essere giunti a Lampedusa, i due coniugi sono stati trasferiti a Milano e da lì a Ballabio nel giugno dell’anno scorso. “Ringrazio don Achille che ci ha accolto – continua il nigeriano – ora grazie al Governo italiano godo della protezione umanitaria e posso contare su una borsa lavoro con cui mi pago un affitto”.
Partick e Dalga, rispettivamente nigeriano e somalo, si trovano invece a Erba. “Dobbiamo essere felici per essere arrivati qui – racconta Dalga in italiano –: abbiamo la possibilità di lavorare e studiare”. Patrick si reputa “fortunato” perché sta frequentato l’istituto tecnico commerciale all’istituto Romagnosi di Erba. “Adesso poi – continua – molti di noi non abitano più in albergo”.
“A Lecco ci sono 56 profughi, in provincia 106 – spiega Brivio –. Non è stato facile accoglierli in un periodo di crisi economica come questo e non volevamo abusare degli alberghi. Adesso vanno sciolti i nodi giuridici riguardo alla loro presenza”. Molinari invece sottolinea come “in molti hanno detto ‘perché la Chiesa non li prende in casa?’ Ecco, noi l’abbiamo fatto”.