Diverse sono state le conferenze in Valle sul "ritorno dei grandi predatori" in cui veniva raccontato appunto il progetto Life Ursus. "Ai tempi qualcuno mi dava addirittura del visionario" commenta Greco, "quando ho letto della segnalazione di un orso a Prata Camportaccio in Val Chiavenna qualche settimana fa, ero sicuro che gli orsi sarebbero arrivati anche da noi". Un orso, spiega, può percorrere in una sola notte anche 20 chilometri e questo permette al grande mammifero di spostarsi da una parte all’altra dei nostri monti.
A riguardo, il naturalista ci regala un suo personale scritto in cui spiega come l’orso è stato visto e vissuto in Valsassina in passato (fonti personali di Greco e materiale di Aldo Oriani "Lupi e orsi in Valsassina" e Rapporto orso 2011 – Provincia di Trento):
Fino alla fine del 1800 l’orso era ancora ben presente in Valsassina. Considerato nocivo poiché predava la pastorizia fu soggetto ad una persecuzione spietata che lo portò all’estinzione.
Persecuzione incentivata dalle taglie che venivano elargite in caso di una sua cattura e dall’evoluzione delle armi da fuoco che nella seconda metà dell’800, con il passaggio dal fucile ad avancarica a quello a retrocarica, decretarono la fine dei grandi predatori sulle Alpi.
L’uomo sottraeva ai boschi sempre più spazi e l’idea di una biodiversità da tutelare era ancora lontana: l’ultimo orso (episodio documentato) della Valsassina fu ucciso nel settembre 1894 sopra Primaluna, nei pressi dell’Alpe Crevesto .
Narra la Provincia di Como del 12 settembre 1894: "sull’Alpe detta Crevesto è comparso l’orso nella notte dal 7 all’8 u.s. Ha divorato due pecore di proprietà di certo Maroni di Primaluna. Si sta formando una compagnia di arditi per dargli la caccia…"…Quest’orso imbalsamato si trova tutt’oggi presso il collegio Celana di Bergamo:
Ci sono molte cronache riguardo le catture di orsi in Valsassina, dalle più remote come quella risalente addirittura al 29 settembre 1605 quando sempre a Primaluna "Baldo Cattaneo Della Torre uccise un grosso orso che veniva nel suo orto a mangiargli l’uva" (l’orso è infatti onnivoro e la sua dieta prevalentemente vegetariana), fino al "terribile" orso della Val Fraina (Premana), un maschio di 220kg che nel novembre 1880 fu ucciso da Pasquale Gambetta di Gerola (a Sacco di Gerola è presente una tavoletta ex voto che ricorda questo episodio).
E ancora il naturalista Bruno Galli Valerio (Lecco 1867- Losanna 1943) :
"Ma laggiù, là sul versante del Legnone, gli orsi erano feroci o mattacchioni. Tutti ne hanno sentito parlare! Per molto tempo, Legnone e orsi sono stati una sola cosa. Mi pare ancora di vedere l’enorme bestia dalla pelliccia quasi nera, che si era lanciata contro due cacciatori ferendo gravemente l’uno, prima di cadere sotto le palle di fucile dell’altro…"
Non ha bisogno di presentazioni il lecchese Mario Cermenati:
"I nostri animali selvatici più grossi sono l’orso,il camoscio, il tasso. L’orso comparve più volte nel territorio valsassinese, e vari campioni furono uccisi. Qualcuno fu visto anche nei paraggi del Grignone. Vengono dalla Valtellina, nei cui boschi prealpini hanno residenza. Da noi fanno qualche passeggiata, ma spesso capitano male. Nel 1888 ne fu ucciso uno in Valsassina, assai grosso e vecchio […] Si sa che gli orsi sono camminatori a tutta prova,: compiono migrazioni da montagna a montagna.
Sul Legnone, nel folto dei boschi, vivono da re." Cermenati già si rendeva conto che l’orso non costituisce una grave minaccia per l’uomo all’infuori di due casi: "In due soli casi l’orso si sente trascinato ad assalire l’uomo: quando viene di troppo molestato e quando ha i suoi piccini tormentati dalla fame. All’infuori di questi due casi, d’altronde straordinariamente rari il nostro orso bruno non costituisce un serio pericolo […]".Nel 1904 Cermenati afferma che "ancora oggigiorno l’orso capita talvolta sul Legnone" .
Ma sono le ultime apparizioni sporadiche, l’orso sparisce in quegli ultimi anni praticamente su tutto l’arco alpino.Le taglie contribuirono all’estinzione della specie. Secondo stime dall’uccisione di un orso nel 1880 si poteva ricavare un premio in denaro attualizzabile in 230-300€, più i ricavi legati alla vendita della pelle e soprattutto del grasso e della carne (7 € al kg) !!
Per dovere di cronaca ecco una "taglia" sulle bestie feroci del 1815.
Ma recentemente, a distanza di oltre un secolo dagli ultimi avvistamenti ecco che un orso si riavvicina alla nostra provincia:
"Si sta facendo la fama di incallito "rubagalline" l’orso jj5…Nove galline, due conigli e due capretti sarebbero il bilancio definitivo della razzia compiuta da JJ5 nella notte tra lunedì e martedì in una stalla di Ornica…" L’eco di Bergamo, 9 aprile 2009.
L’orso JJ5 viene avvistato nelle valli bergamasche limitrofe al Pizzo dei Tre Signori. Ma chi è JJ5? E perché questo nome così poco "romantico"? JJ5 è il quinto figlio di una coppia di orsi sloveni (madre Jurka e padre Joze da cui prende le iniziali) reintrodotti nel parco Adamello Brenta nel 1999.
L’orso è un patrimonio troppo grande per essere perso, …"ha condiviso le grotte coi nostri avi, le montagne coi nostri padri, e le culle con i nostri figli, l’ORSO è parte della nostra storia". Nel 1999 la Provincia autonoma di Trento, l’Istituto nazionale per la fauna selvatica,il Parco nazionale Adamello Brenta, dopo uno studio di fattibilità studiato nel dettaglio, decide di intraprendere il progetto LIFE URSUS: vengono introdotti 10 orsi (popolazione pioniera con determinate e precise caratteristiche) da affiancare agli ultimi 3 orsi autoctoni ancora presenti nel Brenta. Questi sono gli orsi reintrodotti nel triennio 1999-2002:
Questa piccola popolazione riesce nell’arco del decennio successivo a dare luogo ad una piccola meta popolazione con tasso di crescita positivo e costante, popolazione che ora consta in circa una trentina di individui, la cui struttura stimata a fine 2011 mediante trappolaggio,raccolta di campioni e analisi genetiche è la seguente:
Questi orsi, soprattutto i maschi giovani che sono molto più erratici, una volta raggiunta la capacità portante dell’area Adamello Brenta, hanno cominciato a diffondersi lungo tutto l’arco alpino, espandendosi soprattutto verso oriente, ma arrivando anche in Svizzera e in Austria.
Non devono sorprendere dunque gli ultimi avvistamenti in Valsassina, abbondantemente previsti da segnalazioni giunte nei giorni precedenti in Valtellina e nella bergamasca.
Lorenzo Greco