Bella la Valsassina, vista in una sera di giugno, graziata da un clima che tiene il caldo a bada e offre quel refrigerio che la pianura cerca nei condizionatori. Due passi fuori casa, lontani dalle arterie principali e vedi nei giardini il brulicare di lucciole, il loro lampeggiare leggiadro e lieve che si sposta sobbalzando una danza atavica. E poi cambi lo sguardo e cogli un altro balluginare di lucine, stesso ritmo e quasi stesso moto, solo che è in cielo. Fari segnaletici di un aereo, in lontananza come sottofondo del frinire dei grilli se ne sente il sordo rombo. Natura e tecnologia fuse insieme da un colpo d’occhio, una emozione nella notte.

Poi le luci, piccoli punti si fermano e si fissano in alto, non sono più il lampeggiare delle lucciole e degli aerei sono le stelle di questo strano cielo, sotto il quale ti senti previlegiato per la frescura che ti veste e per la congiunzione con la natura con la quale ti senti tutt’uno. Per un attimo sei regina in confronto a chi urbanizzato vive la soffocante afa della pianura.

E poi le stelle così luminose mettono in evidenza le nubi a cumuli, sembrano bianche. Al limitare del giorno ormai andato, non è possibile: forse sono grigie o grigiazzurre, separate da ombre blu scure, alcune all’orizzone verso sud ridondano di echi rossastri, forse arancioni forse rosa. Non è l’ora delle certezze per i colori, tutto sembra ma non si capisce cos’è. E’ certo che è estasi.

Sarà una notte di pioggia o di sereno, chiedono i profili bluastri delle Grigne. Sarà dolce e tra un po’ la voce dei grilli avrà i contrappunti dei versi degli uccelli notturni e degli animali che di giorno temono l’uomo e si muovono quando l’ingombrante bipede dirada.

Buona notte Valsassina, abbraccia il mio sonno.