UN’ALTRA IMPRESA SPELEOLOGICA NELLE PROFONDITÀ DEL GRIGNONE



Sono infatti riusciti ad individuare e percorrere il passaggio che li ha condotti dal salone finale della grotta I Ching alla grotta Buffer. In questo modo anche quest’ultima cavità entra a far parte del Complesso del Releccio incrementandone lo sviluppo che, a questo punto, è di quasi 21 chilometri.  La Grigna settentrionale o Grignone rappresenta una delle aree carsiche più importanti dell’intera Italia settentrionale. L’area sommitale della montagna è letteralmente crivellata di ingressi.

Le grotte presenti sono prevalentemente verticali, caratterizzate dalla presenza di numerosi pozzi con profondità che non di rado superano i cento metri. La temperatura all’interno del sistema carsico è particolarmente rigida, normalmente compresa tra gli 0 e i 4 °C. Queste caratteristiche del carso della Grigna, unite ai notevoli dislivelli da percorrere per raggiungere gli ingressi delle grotte, rendono particolarmente faticose le esplorazioni speleologiche all’interno del massiccio.

Nonostante ciò negli ultimi decenni del secolo scorso speleologi lombardi e non solo ebbero modo di esplorare diversi abissi tra cui W le Donne che con oltre 1150 metri di profondità rappresenta tutt’ora una delle grotte più profonde presenti in Italia. Dal 2002 gli speleologi che operano nel massiccio hanno lasciato da parte le rivalità che spesso caratterizzano l’attività speleologica e si sono riuniti in un unico grande progetto di ricerca denominato appunto Progetto Ingrigna! I risultati esplorativi non hanno tardato a venire, riportando il Grignone all’attenzione della cronaca speleologica nazionale. In poco più di dieci anni il numero delle grotte note è più che raddoppiato passando da circa 400 a 900.

In particolare, grazie all’esplorazione di passaggi attraverso cui le grotte sono interconnesse tra loro, si è giunti alla formazione del Complesso del Releccio. Compresa l’ultima arrivata Buffer, il Complesso è costituito da dodici grotte tra le quali spiccano W le Donne e Kinder Brioschi, in assoluto le più profonde dell’intero massiccio. Queste esplorazioni, oltre ad essere il frutto dell’impegno e della perseveranza degli speleologi, sono possibili anche grazie all’uso di sistemi informatici che permettono di analizzare i vuoti presenti all’interno della montagna nella loro tridimensionalità.

Di quest’ultima giunzione e delle esplorazioni che hanno contraddistinto questi ultimi dieci anni si parlerà sabato 28 luglio presso il Rifugio Bogani (Esino Lario).

 

 

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