AMENITÀ DA VALSASSINA E DINTORNI/11 Esternazioni notturne di Ciceruacchio



Ciceruacchio ha finito le ferie. E si dev’essere ben ritemprato al mare, vista la rinnovata malizia dei suoi commenti (personalissimi) in questa domenica di fine agosto. Ecco le sue esternazioni quindicinali che oggi non possono esimersi dall’esaminare l’andazzo dell’evento valsassinese estivo per antonomasia – la famosa Sagra. In questi giorni però si è discusso anche della vicenda dello scuolabus che gira per un solo studente, mentre sullo sfondo rimangono gli sprechi più generali delle pubbliche amministrazioni.

Signore e signori, rieccovi un cattivissimo Ciceruacchio. Pronto per la nuova stagione:
 

* Si è conclusa la Sagra delle Sagre e, come al solito, il duo Ceresa-Benedetti si è attivato per lodarne i risultati sparando a tutta manetta dei numeri, in quasi totale assenza di contradditorio. Cifre ritenute attendibili solo da pochi valsassinesi, non dalla stampa locale che li prende sempre per oro colato. Ai due fa da eco Denti della CM che ha tutto l’interesse politico ad assecondare l’accoppiata, e in più rimenandola ancora con la “vetrina della Valsassina” alla quale, sicuramente, non ci crede più neanche il buon Corbetta che la Sagra la fondò. La forte presenza di pubblico nel week-end ferragostano, molto meno nei giorni successivi, ha offerto il destro per far scattare l’alzo zero e sparare la cifra di 130.000 visitatori.

Numero che, a rifletterci seriamente, è solo figlio di un pluriennale esercizio di fantasia mirato a far apparire come realtà una realtà che non esiste. Tutto bene, dunque, madama la marchesa? Secondo la citata accoppiata, depositaria della verità ritenuta vera, parrebbe di si, quasi come se le difficoltà economiche, tutto sommato, lambissero i recinti di Prato Buscante. Un’altra verità, forse più vera, ritiene che i visitatori hanno speso poco più di una mazza perchè, oggettivamente, non avevano molti soldi a disposizione. Questa constatazione può trovare conferma (oppure no) dalla risposta a questa domanda: qualcuno si è preso la briga di vedere come e quanto spendono (ancora per pochi giorni) i villeggianti nei nostri paesi? E’ stato tastato il polso ai negozianti e ai ristoratori?

Sul successo nelle vendite in Sagra, l’ordine tassativo di scuderia è stato quello di minimizzare i ridotti introiti degli espositori, circoscrivendoli a meno 20% rispetto allo scorso anno (che a sua volta era già in calo). Anche in questo caso si è voluto deliberatamente nascondere che i minori incassi, in verità, sono invece più vicini al doppio. Un amico mi ha raccontato che anche quest’anno ha voluto degustare le “prelibatezze” del ristorante self-service. Questa la sua opinione, opinabile fin che si vuole: buona la polenta taragna, immangiabile il cervo, che ha lasciato pari pari sul tavolo, andandosene incazzato. Non mi pare questa una novità perchè da anni la qualità del cibo non alberga da queste parti e i prezzi sono comparabilmente elevati.

Ma per Ceresa-Benedetti è più importante che non venga meno il lauto emolumento che ne deriva (è solo di 50.000 euro?) sennò il bilancio finale della Sagra, già duramente provato anch’esso dalla crisi, va a farsi fottere. E, a manifestazione conclusa, nessuno ci vuole rimettere.

Bus navetta Muggiasca-Lago: si puo' riproporre* Leggo su VN (lettera firmata) che l’amministrazione comunale di Vendrogno ha approvato una incredibile delibera finalizzata a trasportare un unico alunno del paese, alla scuola elementare di Casargo dove è iscritto. L’autista di Vendrogno, che è a libro paga di questo comune, trasporta il ragazzo fino a Narro in modo che possa poi salire sullo scuolabus di Casargo per raggiungere la scuola. In alternativa l’alunno avrebbe potuto prendere un normale bus di linea per frequentare la scuola di Bellano anziché quella di Casargo.

In tal caso, forse, Il rampollo avrebbe dovuto alzarsi prima, scombussolando le abitudini mattutine della famiglia. Con la tempestività che gli è nota (nel bene o meno), il borgomastro Pier Andrea Acerboni ha pensato di risolvere questo inghippo, dando per scontato che il comune è di sua proprietà in quanto eletto dal popolo (forse ha voluto interpretare alla lettera il suo Gran Capo di Arcore).

Ma dato che finora ha fatto finta di niente, glissando sull’argomento e non fornendo alcuna spiegazione, pongo un’ovvia domanda: chi paga il conto totale del servizio? Il contribuente di Vendrogno o la famiglia beneficiata?

* Dulcis in fundo, a conforto dei politici (purtroppo ancora tanti) che piangono la falcidia delle province (e delle loro quadreghe). Dato per buono che i bilanci degli enti pubblici e delle regioni, a differenza di quelli privati, rispondono abbastanza al vero, non c’è da stupirsi se il buon Enrico Bondi ha degli strumenti inoppugnabili per affermare che la spesa pubblica è ancora ricca di sprechi, nonostante la prima “rata” di tagli già resa esecutiva.

Non è necessario scomodare un professore della Bocconi, è sufficiente un buon ragioniere per leggere, incrociare ed interpretare qualsiasi bilancio, purchè corredato delle cosiddette pezze giustificative. E a far venire alla luce le marachelle. Questa metodologia ha guidato Bondi a delle conclusioni molto sorprendenti. Gli sprechi delle Regioni ammontano ancora a 2,4 miliardi, poco più di 1 miliardo ciascuno al Nord e al Sud, il resto nel Centro. Il nord è dunque sprecone come il sud (con buona pace dei governatori Formigoni, Cota, Zaia e Burlando). Gli sprechi delle Province sono di 2,3 miliardi: 930 al Nord, 840 al Sud, 520 al Centro. Anche in questo caso la palma d’oro spetta al nord. Gli sprechi dei Comuni sono complessivamente di 4, 6 miliardi dei quali: 2,0 al Nord, 1,6 al Centro, 1 al Sud. Si conferma, abbondantemente, la palma d’oro al Nord. Si demolisce in questo modo il tanto sbandierato assunto secondo il quale gli amministratori del nord sono virtuosi a differenza di quelli del sud. Un “par dè cojòni,” direbbero nelle borgate della cosiddetta “Roma Ladrona”.

Dove si nascondono questi sprechi? Faccio tre casi tra i più frequenti che riguardano soprattutto, ma non solo, le regioni, le province e i comuni più grossi. Le consulenze esterne sono il modo migliore di dare incarichi a gente con tessera partitica o dintorni (al top i settori urbanistica, progettistica e legale), per prestazioni di sovente inutili, e che a volte procurano anche danni economici a carico del committente (è successo anche dalle nostre parti). I beneficiari troveranno, poi, il modo di ringraziare. In diversi casi il risparmio si poteva ottenere valorizzando le professionalità, che non mancano, all’interno della regione o dell’ente locale. Un settore che lavora incessantemente è quello delle tipografie accreditate. Con la legittima scusa di informare i cittadini sull’attività operativa, vengono spesi una paccata di soldi per stampare libercoli e depliants il cui contenuto è ad uso del politico il quale, senza alcun contradditorio, scrive quello che vuole, omettendo ovviamente le sue inadempienze e magagne. In pratica è una campagna elettorale a ciclo continuo.

Il culmine di questo spreco viene raggiunto quando si avvicina il momento delle elezioni. E’ vero che larghissima parte degli amministratori pubblici ha fatto il beau geste mediatico di ridursi o di rinunciare allo stipendio, ma quello che è uscito dalla porta rientra poi dalla finestra in altro modo. Come? Attraverso i rimborsi delle missioni che odorano di vacanze mascherate, i rimborsi di lavoro per pranzi e cene, la partecipazione a convegni (sul nostro lago è successo che i politici invitati fruivano anche del Viagra come supporto dell’”ospitalità”), i rimborsi dei carburanti per gli spostamenti. Sprechi facilmente documentabili, ma non sempre pertinenti o rispondenti al vero.

Le imprese private, che sul mercato rischiano i propri denari (non quelli altrui), non si presterebbero mai ad un simile andazzo.
 

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AMENITÀ DALLA VALSASSINA E DINTORNI<br>ESTERNAZIONI NOTTURNE DI CICERUACCHIOAngelo Brunetti detto Ciceruacchio (Roma, settembre 1800 – Porto Tolle, 10 agosto 1849) fu un oste e un patriota italiano, che combatté per la seconda Repubblica romana, alla cui caduta fuggì con Giuseppe Garibaldi per raggiungere Venezia. Il soprannome ciceruacchio, datogli da bambino, è la corruzione dell’originale romanesco ciruacchiotto (grassottello).

[da Wikipedia.it]

 

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