PRECIPITA IN SVIZZERA E MUORE A 46 ANNIANDREA ZACCAGNI ABITAVA A PASTURO



Un dramma della montagna che si è compiuto poco prima delle 9 dello scorso 11 settembre, martedì. L’alpinista residente a Pasturo è caduto dall’altezza di circa 4000 metri sul versante est del Cervino volando per 4/500 metri. Altri scalatori presenti in zona hanno assistito alla terribile scena, dando subito l’allarme. Zaccagni è morto sul colpo in conseguenza dei traumi dovuti alla caduta. Provabilmente è mancato un appiglio sotto un piede, Andrea aveva da poco superato il bivacco Solvay sulla cresta Hörnli ed era in solitaria. Quelle arrampicate sul Cervino dovevano essere in compagnia del fratello Alberto, che non se l’è sentita di affrontarle ed è rimasto in Italia.

Una squadra di soccorso dell’Air Zermatt ha raggiunto il punto dove si trovava il corpo dello sfortunato, recuperando la salma e trasportandola a valle. Sono stati gli effetti personali a permettere una prima identificazione della vittima, mentre si è in attesa del risultato dell’esame sul DNA per ufficializzare che si tratta proprio di Andrea Zaccagni, 46enne stabilitosi da tempo in Valsassina.

Zaccagni era un corridore e un appassionato di alpinismo. Faceva parte della Polisportiva Pagnona di cui era il segretario e webmaster.

Al telefono il fratello Alberto (nella foto sopra, a sinistra con Andrea) è un fiume in piena, parla del fratello e di ciò che è successo con una intensità che rivela il forte attaccamento tra i due. E’ toccato a lui, fratello maggiore di quattro anni, andare a Zermatt per capire cosa fosse successo, dopo il primo campanello di allarme suonato per il mancato sms o colpo di telefono che arrivava puntualmente alla fine di ogni impresa in montagna di Andrea. Neppure Manuela, la compagna, lo aveva ricevuto. La polizia svizzera affermava di non aver notizie di incidenti in montagna. Anche se un giornale locale on line (si è saputo dopo) l’aveva già pubblicata senza l’identificazione della persona precipitata.

In primis, quindi c’è stata la speranza, sì di una difficoltà ma piccola, magari era fermo in un bivacco irraggiungibile. Poi attraverso il soccorso dell’Air Zermatt la tragica conferma. E le prime formalità, il riconoscimento grazie un brandello di calza dall’imbrago, l’offrire un prelievo per permettere il confronto del Dna.

"Andrea amava la montagna e pur essendo di Paderno Dugnano alla fine vi si è avvicinato, prima venendo a vivere più di una decina di anni fa a Ballabio, poi trasferendosi a Pasturo, da dove poteva osservare le amate Grigne". – racconta il fratello. Come quando si lanciava con il parapendio con gli "Scurbatt" di Suello.

Difficile ipotizzare una data per i funerali dato che la salma dello sfortunato alpinista è ancora in Svizzera in attesa del rimpatrio per le esequie.

DUE FOTO CHE RITRAGGONO LA VITTIMA DELL’INCIDENTE. NELLA SECONDA, CON IL CERVINO ALLE SPALLE

 

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