L’ANTICO DI PREMANA: LE SENSAZIONI DI UNO SPETTATORE



Una semplice rievocazione storica, l’Antico di Premana, dove alcuni paesani, forse spinti da sentimento di malinconia, cercano di ritornare ai giorni della loro giovinezza o dell’epoca dei loro nonni: bene, chi la pensa così non è mai stato qui nei giorni in cui viene organizzata Premana Rivive l’Antico. Chi vive questa manifestazione da turista viene letteralmente catapultato indietro nel tempo: lungo il percorso nulla fa pensare che siamo nel 2012, nulla di moderno, e non le macchne fotografiche e le videocamere dei tanti visitatori. E’ un salto nel tempo, dove la maggior parte dei Premanesi si mobilita per rendere omaggio alle sue origini, ai tempi che hanno reso importante e famosa Premana fino alla città di Venezia.

Nel percorso agreste, dove sono rievocati i mestieri che venivano svolti nei boschi e nei monti intorno al paese, tutto sembra straodinariamente vero: semba quasi di essere in un film, di quelli nuovi, di quelli 3D, di essere davvero tornati all’epoca in cui il carbone bisognava farlo in una settimana usando la legna dei boschi, oppure quando nel Varrone i pescatori usavano artigianali canne di bambù. Poi su, verso il paese, per la vecchia strada acciottolata, l’unica via di comunicazione di un tempo: ripida, tortuosa, a volte passa da parte ad alcune baite dove le comparse mostrano, con una naturalezza che lascia senza parole, i mestieri dei nonni: c’è chi batte i pochi cereali che crescevano sui pendii montuosi, chi taglia il fieno con la ranza, chi pela le castagne. Immancabili i canti al tipico past.

In paese l’atmosfera è diversa: il percorso si snoda tra i viottoli e gli archi della zona vecchia di Premana, attraverso le case antiche, visitabili, dove sono presenti alcune famiglie in costume. Qui la gente parla sottovoce, quasi impaurita e cn l’accortezza di non disturbare le vita che, in questi due giorni, scorre lenta come 100 anni fa. Capita di entrare in un’abitazione: una sola signora, anziana, vestita nel tradizionale costume premanese, seduta nel chiaro-scuro tra una finestra luminosa e il buio della casa. Entriamo piano per non disturbare, un saluto, due parole con la signora e poi ce ne andiamo, con la sensazione di essere entrati per un moment, in un’antica fotografia ritornata realtà.

Poco più in là l’atmosfera cambia ancora: eccoci nell’osteria: canti, balli e il cibo servito ai clienti d’epoca disegnano un quadro diverso dal precedente. Impossibile non uscire con un sorriso. 

Si avvicina la fine del percorso: l’allegria tipica della gente di montagna viene trasmessa perfettamente attraverso i canti dei coscritt, il gruppo di ragazzi nati tutti nello stesso anno, in festa una volta ogni 12 mesi come tipico da queste parti.

La gialla chiesa parrocchiale ci annuncia che ormai non ci resta che andare a riprendere il moderno bus navetta per il ritorno verso Casargo.

 

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