E’ terminata in questa settimana l’attività di verifica fiscale condotta dalla Guardia di Finanza di Lecco nei confronti di un imprenditore operante nel settore della commercializzazione di protesi acustiche. L’approfondimento fiscale traeva origine da un’indagine condotta dal Nucleo Polizia Tributaria finalizzata alla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio.
Sia le innumerevoli operazioni finanziarie, poste in essere dall’imprenditore lecchese, sia l’elevato tenore di vita che prevedeva la disponibilità di ingenti risorse economiche, appartamenti e vetture prestigiose rapportati al reddito irrisorio dichiarato (in media 18mila euro/anno per effetto dell’adeguamento agli studi di settore, ma molto meno se si considerano le evidenze contabili), hanno evidenziato, da subito, come il soggetto “dimenticasse” di dichiarare al fisco gran parte degli introiti.
Le successive investigazioni hanno consentito di risalire ad oltre 200 soggetti che, a vario titolo, si erano avvalsi dei servizi forniti dall’imprenditore, permettendo altresì di scoprire come le fatture fiscali venivano rilasciate solo dopo insistenza e comunque, quand’anche emesse, venivano distrutte anzichè confluire in contabilità.
Non pago del “risparmio fiscale fraudolento” l’imprenditore – per incrementare ulteriormente i propri guadagni – non esitava a farsi pagare diverse decine di migliaia di euro protesi che in realtà avevano valore di poche centinaia di euro e che, peraltro, malfunzionavano, come dimostrano i ripetuti interventi effettuati per risolvere (a pagamento naturalmente) i malfunzionamenti.
E’ per questo aspetto che l’imprenditore era stato denunziato per circonvenzione di incapace e per esercizio abusivo di professione. Proprio per la natura degli articoli commercializzati (protesi acustiche), l’imprenditore si rivolgeva – in gran parte – ad una platea di persone anziane, ciò nonostante non si è fatto alcuno scrupolo di carpirne la fiducia.
Moltissimi gli episodi avvenuti nel nostro territorio: in Valsassina a Pasturo, Barzio, Cassina, Taceno, Indovero e Crandola; sulla sponda est del Lario a Varenna, Bellano, Mandello e Abbadia.
Nel tentativo di dissimulare il proprio patrimonio e coprire le tracce dell’evasione, i denari sottratti al fisco – per oltre due milioni di euro – venivano periodicamente “girati” o versati in contanti sul conto della moglie casalinga.
Le attività di polizia giudiziaria e tributaria hanno permesso di recuperare a tassazione 2.200.000,00 euro di ricavi non dichiarati, oltre a centinaia di euro di violazioni all’I.V.A. e di denunziare alla locale Autorità Giudiziaria – a vario titolo – marito e moglie per reati tributari e riciclaggio, nonché di sequestrare 1,5 milioni di euro tenuti “liquidi” sui conti corrente della coppia, il 50% di due appartamenti e due vetture Range Rover di ultima generazione.
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