Ciceruacchio torna a colpire con una edizione straordinaria della sua rubrica ("Direttore, avrei due fatti importanti di questa settimana, che dice, usciamo anche domenica?" E usciamo, va…). Ecco fendenti alla famiglia che "domina" sulla Val Biandino e una inaspettata carezza all’assessore che saluta e se na va, cambiando casacca e progetti.
* L’autonominato valvassino della val Biandino ha colpito ancora.
Dopo le illegali gabelle riscosse ai transitanti lungo la strada che sale da Introbio, questa volta ha imposto la sua poco credibile autorità dilettandosi in un pubblico abuso edilizio, peraltro a lui rammentato dal vicePodestà Fabio Brini, che ha trasmesso la pratica al Pretorio competente.
Cos’ha combinato il nostro? Convinto di essere il proprietario della strada nonostante le sentenze pretorili passate in giudicato, ha pensato bene di eseguire alcuni lavori in prossimità della ex-stanga, forse per ripristinare una barriera di impedimento alla percorrenza della strada.
In secundis, è stato notato un carro trainato da buoi recante una cancellata da collocare definitivamente dopo il rifugio Madonna della Neve verso l’alpe di Sasso. Altro potenziale abuso a lui attribuito e, nel merito del quale, risulterebbe recidivo.
Ambedue le “marachelle” sono state osservate e documentate anche dai gendarmi del Podestà al quale hanno poi riferito con tanto di verbale.
Questo “Cetto” ante litteram, con questo modo di relazionarsi ai suoi sudditi (che tali si ostina a ritenere), molto probabilmente mira ad un incontro privato, “… in luogo neutro e senza la presenza dei tecnici comunali…”, come già propose la scorsa estate, con presente solo il Podestà Fernando Rupani, sicuramente per concordare un pastrocchio pro domo suo da ufficializzare in un secondo momento “… in modo formale…”.
Non si rende conto che non c’è più trippa per i gatti.
* Anche se con colpevole ritardo, Fabio Dadati, da persona intelligente quale è, ha rimesso le deleghe assessorili nelle mani del suo presidente Nava il quale, ad ogni piè sospinto, non rinuncia mai a reiterate lacrimatio su qualunque accadimento riguardi il destino della sua inutile provincia.
Dadati si è finalmente accorto che il suo assessorato, per quanto apparentemente importante, più che grandi rogne non è stato in grado di procurargli.
La crisi delle aziende lecchesi, favorite dalle non politiche economiche prima del boss di Arcore poi del Mario della Bocconi, lo hanno messo in condizione di presenziare un giorno si e l’altro pure a sgradevoli funerali imprenditoriali e, quando è andata meglio, a concertare le ore di cassa integrazione.
Le attività turistiche hanno segnato un buon risultato nella Brianza lecchese (che conta poco più di una fava), qualche debole e schizofrenica tenuta sul lago, un’ennesima randellata in Valsassina.
L’agricoltura e la zootecnia lasciamole perdere perchè, per usare un eufemismo, vivono di contributi molto discrezionali e di bottega.
La crisi dell’edilizia è anche voluta perchè chi se ne è occupato (regione e provincia) altro non ha fatto che variare in continuazione, senza freni, la destinazione dei terreni agricoli, non pensando che forse era il caso di ristrutturare i centri storici e convertire l’esistente verso il risparmio energetico.
Dulcis in fundo, il saccheggio delle acque delle nostre montagne ad uso privato e per “pubblica utilità” che, francamente, non è il meglio che si possa fare se lo scopo primario è la tutela dell’ambiente naturale.
Più sfigato di così lei non poteva essere, quindi bene ha fatto, alla buon’ora, a mandare tutti a quel paese.
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Angelo Brunetti detto Ciceruacchio (Roma, settembre 1800 – Porto Tolle, 10 agosto 1849) fu un oste e un patriota italiano, che combatté per la seconda Repubblica romana, alla cui caduta fuggì con Giuseppe Garibaldi per raggiungere Venezia. Il soprannome ciceruacchio, datogli da bambino, è la corruzione dell’originale romanesco ciruacchiotto (grassottello).
[da Wikipedia.it]
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