VALSASSINESI CONTRO VALSASSINESI: EPITETI E SARCASMO NELLA STORIA DEI PAESI



Le "qualifiche" erano pungenti, spesso sarcastiche e tramandate di padre in figlio: in un’epoca senza mezzi di comunicazione spesso costituivano un modo per descrivere gli abitati confinanti e non di rado piccoli eventi diventavano racconti da ingigantire, da cui i nomignoli per i propri vicini. La tradizione orale dei paesi, specialmente nei discorsi degli anziani, ci rimanda ancora queste immagini di un tempo in bianco e nero. Partendo dalla imponente opera "Noi gente del Lario", natura storia e tradizioni di Pietro Pensa, proponiamo, senza pretese di esaustività, alcuni degli sberleffi più in voga.

Gli abitanti dei paesi con maggiore altitudine venivano appellati bar (montone), è questo l’epiteto comune ai villaggi per lo più di pastori: Premana, Morterone, Esino. Ma non è l’unico nome di animale utilizzato: gli abitanti di Concenedo e Cortabbio erano chiamati Asen, a Cassina i Gatt e a Primaluna, in riferimento alla testardaggine della popolazione, Müi.

La Valpiana era inoltre popolata dai Goss (gozzi) a Taceno, mentre a Cortenova risiedevano i Maia Lümagh. A Pasturo la forte religiosità portava a rivolgersi al paese con l’espressione Pastür: pace amen e domine.

In altri casi era l’occupazione prevalente che si svolgeva nei borghi a determinare il nome dei suoi abitanti: ad Avano di Tremenico i Brancafolc, gli s’cepa sciocch a Crandola e i tirascioch a Ballabio, in memoria delle attività di taglio della legna. Sempre nell’altopiano a Barzio i ciudarei (trafilatori e chiodaroli) e a Cremeno gli zucculat, per il massiccio impiego di quella calzatura.

Una menzione particolare meritano gli strangula àpostui di Moggio che, dovendo issare sulla facciata della Chiesa le statue dei Santi Apostoli, decisero di sollevarli con una corda legata al collo.

A Pagnona, infine, si accompagnano racconti scherzosi come quello del lattedotto a racconti che celebrano il pregio della semplicità come quello del pastore in trasferta alla fiera di Gravedona per vendere il proprio caprone.
 

 
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