ESCLUSIVA/PARLA UNO DEI CACCIATORI CHE HANNO RITROVATO GIULIO GHISLANZONI



Stava cercando gli animali, ma a un certo punto nel binocolo è entrata la sagoma di una persona riversa sul greto del fiume e poi il famoso zaino. Per capire meglio quello che stava vedendo ha coinvolto i compagni di battuta di caccia che hanno tirato fuori un cannocchiale. Loro erano su un versante della montagna fatto a terrazzamenti, percorribile con cautela, ma la posizione di Giulio – circa 500 metri più sotto – faceva presagire che fosse caduto dal lato opposto, dove c’è un salto di pura roccia e se si precipita lì "Non si ci ferma più", come ha detto Antonio Martino Melesi detto ‘Bagat‘, il 50enne d’Introbio che per primo ha notato la salma e ha subito intuito che poteva trattarsi del ragazzo sparito sul finire dell’estate.

Con il Bagat c’erano Ettore Melesi detto ‘Macho‘, gestore di una agriturismo in val Biandino e Roberto Benetti di Cerano (Novara). Antonio ‘Bagat‘ è contento di poter dire come sono andate le cose, benché sia una persona schiva, perché è stanco di "Tucc i bal" che stanno andando in giro:"Chiacchiere da bar"- commenta – "in cui ciascuno ci mette il pezzettino del suo".

Nel posto in cui si trovavano i tre amici il cellulare non prendeva, si tratta di una gola, e quindi Melesi è risalito di trecento metri fino a quando ha potuto chiamare il 118 per avvisare. Poi è ridisceso ad attendere che arrivasse l’elisoccorso, ha indicato il posto, ha visto il primo soccorritore calatosi indirizzarsi subito allo zaino del Ghislanzoni a cercare i documenti. Poi ha aspettato fino al secondo volo dell’elicottero, quando è stato trasportato sul posto forse il medico. Infine considerato che il loro dovere lo avevano fatto e che di cacciare non c’era più voglia, i tre amici si sono allontanati prima che la salma venisse recuperata. "Ho saputo da un mio collega, volontario del Soccorso Alpino, che il corpo era in ottimo stato di conservazione, d’altra parte quello è un posto freddissimo, raggiunto dal sole per poche decine di minuti al giorno".

ESCLUSIVA/PARLA UNO DEI CACCIATORI CHE HANNO RITROVATO GIULIO GHISLANZONIUn luogo – ci spiega Melesi – raggiungibile solamente da "Chi lo conosce benissimo oppure da chi non lo conosce affatto", tanto è impervio e insidioso. Probabilmente Giulio ha perso l’orientamento ed è stato ingannato dal fatto che da lì sono in vista le acque di san Carlo, vicino alle quali passa il sentiero della val Biandino. Avrà creduto di aver ritrovato la strada, purtroppo sarebbero state sì raggiungibili però con l’ausilio dell’attrezzatura da alpinisti.

Un posto quindi maledetto, invisibile a un sorvolo di elicottero, solcato da qualche traccia di percorso di capre e frequentato solo dai camosci. Così isolato da nascondere a lungo Giulio Ghislanzoni, benché il suo corpo si trovasse tra i massi e non coperto da vegetazione e fosse quindi visibile.

Il sensitivo italo-uruguayano ha quindi sbagliato quando ha descritto una cascata nei pressi (c’è ma si trova molto più a valle) e un cartello giallo (assolutamente inesistente) nel punto in cui Giulio sarebbe caduto. Ha indovinato invece che fosse precipitato da una parete a strapiombo, fosse finito in un greto di un fiume e la sua vista fosse nascosta dalla roccia (in realtà aveva parlato di grandi massi).

 

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