Tecnicamente, la richiesta avanzata lo scorso 24 dicembre e resa nota in queste ore è di un "pre concordato" con la previsione di un regime di continuità produttiva. Tradotto, significa in parole povere che la proprietà ha in qualche modo "congelato" lo stato debitorio dell’azienda e dunque ad oggi i creditori non possono bloccarne l’attività richiedendo appunto il pagamento di quanto dovuto. E’ una situazione delicata, nella quale entra in scena il tribunale e dunque – se pure anche prima le cose fossero serie – adesso "non si scherza più".
Secondo quanto filtra dagli ambienti vicini alla fabbrica, la situazione sarebbe precipitata quando una delle diverse banche esposte avrebbe negato la propria partecipazione alla cosidetta "ristrutturazione" del debito. A quel punto i Valsecchi si sarebbero trovati costretti ad agire e passare appunto alle procedure di concordato.Ma c’è anche chi sostiene una versione diverse, affermando che i titolari avrebbero lavorato da tempo a quest’ultima soluzione, grazie anche alla consulenza di un super esperto in materia. Sta di fatto che ora la richiesta è stata avanzata e comunque ci vorrà del tempo prima che il tribunale di Lecco possa studiare la situazione e ammettere la società al pre-concordato.
Nel frattempo, i lavoratori non hanno ricevuto la tranche di tredicesima (50%) prevista dagli accordi sottoscritti lo scorso 5 dicembre. E hanno inoltre appreso di questa clamorosa "svolta", naturalmente preoccupandosi ulteriormente per il precipitare dei fatti. Ieri sera, 28 dicembre, c’è stata una affollata assemblea all’interno dello stabilimento con la discussione di una vicenda che diventa sempre più "tecnica" e difficile da valutare – anche per le organizzazioni sindacali
Queste ultime lavoreranno per far sì che proprio i 105 dipendenti entrino a far parte dei cosiddetti "creditori strategici", così come i fornitori più indispensabili. Anche perché è chiaro che al di là di quanto spetta già per legge, senza il supporto – finora garantito con enorme sacrificio – da parte delle maestranze, il destino dell’aziende sarebbe segnato.
La sensazione è che una delle banche creditrici potrebbe in qualche modo "sponsorizzare" questa forma di concordato, diventando una sorta di "socio" della Grattarola in grado di sostenere (e controllare) l’attività del mobilificio. Si va infatti verso la presentazione di un ineludibile piano industriale che verrà valutato dal tribunale e costituirà la base della famosa continuità produttiva.
Intanto sembra che proprietari vecchi e nuovi (Dino Grattarola e la famiglia Valsecchi) abbiano raggiunto finalmente un accordo per la restituzione di uno dei capannoni aziendali. Infine, il prossimo passaggio della vertenza è in calendario il 9 gennaio presso la sede confindustriale a Lecco.