La Camera dei Deputati ha approvato recentemente lo slittamento della prima rata della tassa per rifiuti e servizi (Tares), originariamente prevista a gennaio, a luglio, facile intuire che alle origini del rinvio vi siano esigenze elettoralistiche legate all’imminenza del voto. Il nuovo tributo esordirà quindi nella prossima estate dopo aver conosciuto come molte leggi del Belpaese un iter legislativo travagliato: introdotto per la prima volta nell’ambito degli interventi pro federalismo fiscale, è stato successivamente approvato all’interno della manovra “Salva Italia” sul finire del 2011.
La Tares andrà a pensionare definitivamente la vecchia Tarsu (la cui scomparsa era già stata decretata dal D.lgs 152/2006 con l’avvento della Tia, mai però entrata pienamente a regime), ma cosa prevede esattamente la nuova tassa comunale e (soprattutto) quali saranno gli effetti sul portafoglio?
La Tares è il nuovo tributo comunale il cui gettito dovrà andare a coprire integralmente il costo per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (che la Tarsu copriva solo parzialmente) e per i servizi c.d. indivisibili, ossia quelli per i quali non è possibile ripartire la spesa sulla base della domanda individuale, quali ad esempio illuminazione pubblica e manutenzione strade, ma si tratta comunque di un elenco potenzialmente molto ampio.
Il nuovo tributo si inserisce nel meccanismo dei tagli ai trasferimenti verso gli enti locali che, per forza di cose, imporranno ai Comuni di provvedere in forma autonoma alle spese dei servizi erogati, e che di conseguenza non potranno più ricadere sul bilancio statale.
In soldoni, è proprio il caso di dirlo, come si calcola la Tares?
Sarà calcolata sulle superfici già utilizzate per la Tarsu (quindi immobili e aree scoperte) sulle quali verranno rapportati i valori medi di produzione dei rifiuti calcolati su criteri differenziati per famiglie e imprese, alla quantificazione inoltre i Comuni potranno applicare un sovrapprezzo di 30-40 centesimi di euro al metro quadrato.
Facile intuire che la Tares comporterà un aumento del prelievo nelle tasche dei contribuenti e la tassa si avvertirà nei comuni che applicano ancora la vecchia Tarsu,come gran parte dei comuni Valsassinesi. Il nuovo tributo dovrà spingere, o almeno questo è l’auspicio, gli amministratori locali verso scelte virtuose al fine del contenimento dei costi generali ormai gravanti quasi completamente sulle spalle dei cittadini, vi terremo informati.