Melolontha Melolontha, il nome scientifico introdotto da Linneo (1707-1778) suggerisce molto poco ai non esperti in materia e per i profani l’insetto che ogni 3 anni appare nel mese di maggio è universalmente il maggiolino. Sgombriamo il campo da equivoci premettendo che quest’articolo non ha particolare attinenza con l’Entomologia, ma è un modo per sfogliare delle pagine di storia valsassinese in cui anche il maggiolino aveva una parte, nel ruolo del “cattivo”.
Gli adulti e soprattutto le larve possono provocare danni all’agricoltura e non può quindi stupire se nella Valsassina prevalentemente agricola, quella prima della seconda grande guerra, per intenderci, fossero dei ricercati speciali. Ogni 3 anni, a compimento del ciclo biologico attraverso il quale le larve diventano maggiolino vero e proprio, nel mese di maggio ne comparivano a migliaia (esponenzialmente più che oggi) e serie erano le conseguenze economiche per le famiglie, specialmente se si pensa che l’insetto può compromettere un frutteto.
Vacarec (nella valle in dentro) e Mocaroi (nella valle in fuori) non erano quindi i benvenuti e spesso erano scacciati, catturati e addirittura venduti a chili, con tanto di regolare e ben scritta fattura. L’eliminazione poteva avvenire anche nella calcina, come abbiamo avuto notizia a Pasturo.
I cacciatori più abili erano i ragazzi e le ragazze che vedevano nell’attività un modo divertente per salvare le proprie colture e aiutare economicamente la propria famiglia. Tra le tecniche di cattura più in voga invece quella di recarsi di buon’ora e con un lenzuolo chiaro in prossimità delle piante, in questo modo con l’umidità mattutina i maggiolini sarebbe caduti automaticamente nella trappola.
Sorridono quindi i maggiolini contemporanei che si trovano in un contesto socio-economico ben diverso da quello dei nostri nonni e da animale “cattivo” sono stati promossi ad animale “simpatico”, a cui abbiamo legato il nome della VolskWagen Typ 1: il Maggiolino.