Meravigliata ma nemmeno troppo la signora di Cremeno che in questi giorni ha ricevuto a casa la busta contenente il sollecito dell’Ufficio tributi del Comune dell’Altopiano (vedi immagine a fondo pagina). Ente quest’ultimo che ha riscontrato la "mancanza" da parte della contribuente, colpevole di aver versato giusto un euro meno del dovuto. Uno sbaglio evidentemente materiale, dato che la persona in questione non ha omesso di pagare, ma semplicemente ha pagato 19,57 euro al posto dei 20,57 che doveva per la TARSU.
La questione, chiaramente, non è tanto legata a chi abbia sbagliato – in fondo si parla sempre di un misero eurino, neanche duemila delle vecchie lire; fa sorridere però che intorno a una vicenda del genere giri tanta carta. E si investa del tempo per riscuotere un "credito" del genere. Sappiamo già che l’ufficio in questione ha fatto il suo dovere, richiedendo la somma mancante come da regole e norme varie. Eppure, scorrere la documentazione e leggere ad esempio che l’articolo tale del D. Lgs talaltro prevede l’applicazione della sanzione pari al 30% nonché degli interessi blablabla lascia un po’ sconcertati. La signora non si precipiterà a saldare per evitare l’onerosa corresponsione di ulteriori trenta centesimi + interessi di mora (…). Pagherà perché si è accorta di avere trascritto la cifra erroneamente e pace.
Ma rimane aperto l’interrogativo che resterà, ne siamo certi, senza risposta: non si potrebbe semplicemente aggiungere il residuo alla prossima bolletta? Conosciamo già l’esito di questa domanda, davvero retorica: no, non si può. Meglio abbondare in carte e formulari. Si sa mai che la burocrazia tanto cara al nostro (bel) paese ne abbia un qualche danno.