Ha studiato Alberto Denti, sindaco di Parlasco, due documenti importanti: lo studio Asea e la proposta del Comitato per l’acqua pubblica. Lui che nella vita è imprenditore ha tirato i fili prendendo in considerazione i bilanci e in particolare il passivo finora accumulato dalla gestione Idrolario per restare a galla nei marosi di un mare normativo agitato, dove le leggi si contraddicono si rincorrono e vengono rimesse al loro posto dalle sentenze della corte Costituzionale.
“Sono senza dubbio per l’acqua pubblica” dice Denti e da questo blocco di partenza passa a mettere in cima delle sue preferenze Idroservice, la società neonata e nel seno di Lario Reti Holding, la multiutilities che gestisce, gas, elettricità e attraverso questa ultima realtà si candida a prendere anche la gestione dell’acqua, visto che Idrolario è a scadenza il prossimo 31 dicembre. “Abbiamo tempi ristretti e dobbiamo tener conto della ingente posizione debitoria accumulata da Idrolario”. Qualcuno dovrà pagare e Denti si chiede come possa farlo l’azienda speciale consortile che non potrà “avere un supporto adeguato garantito dal capitale di partenza, di rotazione”. Anche il costo della riorganizzazione del personale e degli uffici preoccupa il sindaco di Parlasco.
Il rosso della gestione idrica della provinciale era di 12 milioni di euro alla fine del 2012 ma si avvia secondo le previsioni a toccare circa i 29 milioni, alcuni di questi potrebbero essere compensati unendo Idroservice con Idrolario. Per capire il giro di valzer di società si deve per forza raccontare un groviglio normativo: una sentenza della corte costituzionale valutando la legge Galli e la normativa lombarda capovolse nel 2009 i ruoli di Lario reti Holding e Idrolario così una si ritrovò a fare il mestiere dell’altra, soprattutto la seconda dovette acquistare i servizi dalla prima. Ora se Idroservice (creditrice) venisse fusa con Idrolario (debitrice) i debiti si compenserebbero.
Denti però punta il dito sul passivo con lo Stato e anche con fornitori terzi. E il difetto di Idroservice, come pure la società risultante dalla fusione (definita newco) di essere prive, sia della territorialità, sia del necessario ‘controllo analogo’ da parte dei sindaci, ossia del controllo diretto, per il sindaco è un male minore. Lo descrive citando una nota barzelletta: “A volte cercando a tutti i costi la liceità si finisce nel paradossale come nella storiella dell’uomo in montagna preoccupato alla vista di un’auto che punta verso un burrone, al quale un altro risponde: “Tranquillo è comunque sulla sua destra””.
In mano pubblica rimangono l’indirizzo fondamentale del sistema idrico, conclude Denti sottolineando che la sua è una posizione personale: “L’acqua e le reti sono demaniali, la responsabilità degli investimenti resta in capo all’Ato, come pure la determinazione delle tariffe, al privato rimane solo gestire la parte terminale del processo”. E ai Comuni, con le casse al secco, nessun onere aggiuntivo da sostenere.