L’autore è un valsassinese (di Primaluna) molto noto, Claudio Baruffaldi. Il quale "consapevole di pestare i calli a qualcuno", definisce questo come “il parco che non c’è” e critica l’attuale gestione della Comunità Montana, giudicandola "opalescente e autoreferenziale". Ce n’è abbastanza per suscitare – anzi riaprire – un dibattito importante quanto lo sono i temi toccati.
Ecco il testo integrale della lettera arrivata in queste ore alla nostra redazione:
Parco della Grigna Settentrionale – nell’ anno del Signore, 2013:
il suo ruolo è solo quello di "stampella" per la Comunità Montana?
Caro Direttore,
consapevole che corro il rischio di ripetermi e di
pestare i calli a qualcuno, anche quest’anno e nel pieno della stagione estiva,
vorrei fare il punto sul Parco della Grigna Settentrionale, meglio conosciuto
anche fra gli addetti ai lavori come “il parco che non c’è”. E’ vero che,
almeno per ora, non possiamo confrontarci con realtà più blasonate ma la
nostrana e pur lodevole ordinaria amministrazione, ormai lascia il tempo che
trova. E ciò non basta! Abbiamo l’obbligo di dirlo, perché l’impressione
diffusa è che si continui a esibire solo una sbiadita etichetta.
Siamo, infatti, alle solite: tutto cambia ma nulla cambia e soprattutto, tutto
tace. I valsassinesi si chiedono per quanto tempo durerà ancora questo “limbo”,
fatto di un programma degli eventi pressoché identico a quello degli anni
passati, predisposto senza neppur coinvolgere in così “gravi decisioni” tutti
gli amministratori dei comuni facenti parte. Così mi dicono e non ho motivo di
dubitarne. Le tradizioni piacciono alla gente di montagna ma un minimo di
fantasia, rinnovamento e, perché no, di seria promozione "manageriale", non
farebbero male soprattutto in questo contesto.
E’ senz’altro degno di lode, ad esempio, aver sostituito la scaletta di
accesso alla leonardesca ghiacciaia del Moncodeno, per consentire un’entrata
più sicura a escursionisti e appassionati di montagna ma se ci si aggrappa a
questo per documentare il proprio “sfrenato” attivismo è solo perché, non c’è
dell’altro? Comunque grazie per l’intervento ma, anche qui, nessuna pretesa di
“medaglie” ha diritto di cittadinanza: una scaletta resta pur sempre una
scaletta.
Tiremm innanz! E’ vero com’è vero che oggi il parco esiste ufficialmente e,
dal punto di vista formale, è stato incorporato nel suo territorio anche quel
comune che negli anni scorsi non voleva approvare lo statuto ma, prendendosi
gioco di tutti, incassava i soldi destinati alle Grigne anche se non ne voleva
far parte. In questi giorni, però, ancora ci si chiede, al di là degli aspetti
formali così faticosamente superati, quale sia il valore aggiunto garantito
dal “parco che non c’è” , all’ambiente di casa nostra, allo sviluppo turistico
e all’economia della Valle? Mi rendo conto che è una “domandona” ma prima o poi
bisognerà pur rispondere ai cittadini-contribuenti e non solo nella nostra
bella Valsassina. L’attuale gestione della Comunità Montana, opalescente e
autoreferenziale, ha fatto il suo tempo. Se non ci sarà, a breve, una gestione
autonoma e forte è meglio chiudere baracca e burattini. Il parco, così com’è,
non serve a niente e a nessuno. Oppure non si vuole ammettere che la cosiddetta
"gestione speciale" serve da stampella a qualcuno o a qualcosa?
In più, se la promozione del parco avviene con pubblicazioni come quella che
mi è capitata recentemente fra le mani, c’è poco da stare allegri. Tutta roba
già pubblicata da decenni anche da altri enti pubblici, utilizzando soldi
altrettanto pubblici che, evidentemente, non sono ancora finiti. Se proprio “si
deve” almeno non si diffondano errori marchiani che porterebbero qualche
escursionista, irrimediabilmente, fuori strada. Anche qui, è questione di
sicurezza!! Esemplifico: aprendo a caso una patinata e, verosimilmente costosa
pubblicazione del parco, mi casca l’occhio su una foto che indica il percorso
verso il centrale pizzo della Pieve e il vicino passo dello “Zapel”, che ben
conosco.
Fin qui tutto bene se non fosse per la didascalia che, invece, recita:”Verso
la val Meria”. Notoriamente quella valle sta in Riviera, a monte di Mandello
del Lario e fuori dal territorio del parco. Sullo sfondo della foto si
intravvedono i prati dei Piani delle Betulle. Siamo, inequivocabilmente, in
Valsassina. Fosse anche un caso di omonimia, l’indicazione sulla guida resta
quanto mai ambigua! Non è il caso di “curarle” un po’ meglio queste
pubblicazioni?
Come sempre dico in questi casi, nessuno si offenda ma cerchi di fare meglio e
di più. Non voglio caricare la croce addosso a nessuno in particolare: tale
disdicevole situazione viene da lontano e nessuno può dirsi esente da errori o
“dimenticanze”. Negli ultimi anni si poteva davvero fare di più!! Il parco
doveva decollare e non ridursi a essere trattato, anche fuori porta, come una
barzelletta raccontata male, o giù di lì.
Non basta, infatti, aver installato qualche cartello segnaletico, per dare
identità e dignità a questa ancora “misteriosa” realtà ambientale. Nessuno se
la prenda,dunque, se scrivo queste cose ma frequentando abitualmente la valle,
parlo con cittadini e amministratori che queste cose le notano, eccome. Per
comprensibili motivi, anche di opportunità, le critiche più evidenti e le
opinioni non in linea con il consunto verbo del “manovratore”, spesso non
vengono ufficializzate ma la circostanza non modifica la sostanza.
Chi scrive e riferisce tali notizie non si farà certamente degli amici in
certi "ambienti" ma sopravviverà anche a questo: quando l’obiettivo nobile è
quello di contribuire a smuovere una tal congiuntura “il fine giustifica il
mezzo”. In questi casi la “Stampa” dando voce al popolo della montagna, dà il
suo giusto contributo, anche se non sarà gradito a tutti.
Da ultimo ma non per ultimo. Incontro anche fuori della Valle persone che in
passato, con tanto entusiasmo e professionalità, si erano impegnate lavorando
per il parco della Grigna Settentrionale. Qualcuno gli avevano garantito che
ormai era cosa fatta e loro ci avevano creduto e "investito" anche
professionalmente ma poi, visto che si sono tirati i remi in barca, sono state
costrette a cercarsi un altro lavoro. Leggo nei loro occhi, oltre che nelle
loro parole, una cocente e palpabile delusione ma anche del risentimento.
Sappiano però che non sono gli articoli, veritieri, come questo che hanno
bloccato lo sviluppo del parco, bensì il prolungato quieto vivere garantito da
una demotivata e assente gestione politica, che si sta accontentando, per
l’appunto, del quieto vivere e di una stracca e opaca "ordinaria
amministrazione".
Caro Direttore, grazie per la Sua sempre squisita ospitalità. Con l’augurio di
poter presto scrivere qualcosa di diverso e di più allettante, per turisti e
residenti. La speranza è sempre l’ultima a morire, in caso contrario, è meglio
chiudere questa inutile "bottega".
Alla prossima.
Claudio Baruffaldi