LASCIA UN GRANDE VUOTO PEPPINO DEVIZZI, CUSTODE DELLA CULTURA LOCALE



Giuseppe è morto, Peppino è vivo. Con la cura meticolosa messa a raccogliere e fermare la memoria di questi luoghi, Peppino Devizzi rimane presente nella memoria di chi lo ha conosciuto. Non ci si stupisce quindi delle lacrime sincere del sindaco di Cremeno, passato alla camera ardente per l’ultimo saluto: "E’ mancata una parte di Cremeno e dell’intera Valle, una persona come poche" ha detto Pier Luigi Invernizzi. Sullo stesso tenore il sindaco di Moggio e attuale presidente del coro Valsassina Graziano Combi: "Ci ha lasciati repentinamente, ci è venuta così a mancare la memoria storica del paese e della Valsassina, teneva tantissimo alla sua gente e alla propria terra".

Con lo stesso intenso desiderio di valorizzazione dell’identità della Valsassina Peppino ha sempre cercato di onorare il forte senso della famiglia e dell’accoglienza che caratterizza i Devizzi. Fu lui a disegnare la casa in cui organizzò un appartamento per ogni proprio fratello e dove andò abitare con i genitori. Un abbraccio forte allargato anche ai nipoti e pronipoti, richiamati tutti quanti ogni vigilia di Natale a un incontro in pizzeria. Per mantenere il senso di unione e appartenenza. Negli anni, lui non sposato, aveva cantato ad ogni matrimonio di fratelli e discendenti, con la sua voce caratteristica. Se questa era la chiave privata, quella pubblica propone un uomo eclettico, fuggito dalla propria "licenza elementare senza esame" come precisava (poco prima dell’esame scoppiò la Seconda guerra mondiale e le scuole vennero chiuse) e si era costruito mattoncino dopo mattoncino una vastissima cultura, che lo ha portato ad essere l’enciclopedia storica vivente della Valsassina.

Con una memoria poderosa e dettagliata, al punto da conoscere la toponomastica anche di zone remote delle nostre montagne, veniva chiamato nelle scuole per raccontare la storia del nostro territorio, aiutò Oleg Zastrow a scrivere il libro "Cremeni vetustas, testimoni di antichità del borgo di Cremeno" e alcuni studenti universitari a preparare le loro tesi sulla Valsassina.

A guidarci in questo ritratto di Peppino sono in modo appassionato le sorelle Anna e Lucia, la nipote Milena, il fratello Giovanni, mentre Roberto è troppo emozionato per parlare.

Vulcanico e determinato, la sua "prima volta" fu la fondazione del Coro Valsassina insieme al fratello Giovanni: "Ci piaceva cantare, suonava la chitarra, un giorno in tre ci siamo messi in testa di cantare in un coro, siamo andati in Comune a chiedere di stampare bigliettini d’invito a partecipare rivolto agli uomini del paese, spiegammo all’impiegato che se ci fossimo riusciti avremmo avuto bisogno di un maestro. Ci fu indicato l’allora segretario del Comune Iginio Minotti, che infatti prese a dirigere il coro". Ieri Minotti, quasi 93enne, non ha resisto a dare una carezza in testa ala salma di Peppino, l’allievo di allora. "Alla fine – ricorda Giovanni che a sua volta è stato per anni presidente della locale associazione degli Alpini – ci ritrovammo al bar Roma, eravamo i pirmi 15". Peppino fu eletto presidente e tale rimase fino agli anni Ottanta.

Amante della musica e del canto, dal momento in cui diede le dimissioni Devizzi non cantò più pubblicamente ma assistette ad ogni esibizione del coro e alla sera in casa propria cantava accompagnato dalla chitarra. Il suo impegno non si fermò qui: a lui si deve il ritorno di due feste popolari agostane: la processione di san Rocco con le vesti della Confraternita che cercò casa per casa e con l’aiuto delle sorelle Anna e Lucia restaurò e mantenne in uso, aggiustandole, lavandole ogni anno fino al dono alla parrocchia avvenuto qualche tempo fa e la fiera di santa Rosalia alla fine del mese.

Fu cultore dei dialetti locali anche nelle versioni antiche. Li ha usati nelle sue poesie e per raccogliere i detti e proverbi di questa Valle. In calce all’articolo ne vediamo alcuni esempi.

Peppino Devizzi era un uomo straordinario, schivo e riservato, appassionato di chitarra e mandolino ha trasmesso al nipote Carlo Redi del gruppo ‘Biglietto per l’inferno‘ [nella foto a destra] la passione per questi strumenti e la musica tradizionale.
 

Sotto i fratelli Devizzi uniti anche in questo momento:
da sinistra a destra Anna, Roberto, Lucia e Giovanni


Poesie di Peppino e detti da lui raccolti

 

 

 

 

 

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