“Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del PADRE, del FIGLIO e dello SPIRITO SANTO, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”. E’ l’impegno al centro di questa domenica dopo la Dedicazione del Duomo. La fede porta con sé una dimensione missionaria inderogabile che nasce dal mandato stesso del Signore! Comunicare la fede non significa annunciare noi stessi, ma quanto abbiamo sperimentato e conosciuto nell’incontro personale con Gesù!
Nella luce di questa verità si capisce che cosa significa celebrare la Giornata Missionaria Mondiale, annuale richiamo ad un dovere, ad uno stile di vita profumata di Vangelo che dovrebbe toccare la quotidianità.
Chi abbassa i valori e ristringe gli orizzonti, riducendoli a confini, ben difficilmente sarà un cristiano testimone, un cristiano missionario.
Un cristiano tiepido, rassegnato, passivo… Un cristiano che vive la vita come vetrina di diritti e non come cantiere di doveri e di responsabilità… Un cristiano che non soffre per l’intiepidirsi della fede e finisce per adeguarsi ai moderni vangeli sulla vita, sulla famiglia, sulla cultura, sulla vita sociale, sulla politica, sul lavoro, sulla vita privata, ecc.., tutti mondi vicini a noi, mondi che ci toccano, mondi che dovrebbero essere investiti da quella vocazione missionaria che è in ogni battezzato…: un cristiano così… non sarà mai un cristiano missionario.
Dobbiamo decisamente “allargare i paletti della tenda”, a farci carico di quei “brandelli” di umanità che ancora devono essere raggiunti sul serio dal Vangelo, come ci va ripetendo con continuità e vivacità papa Francesco.
Preghiamo, riflettiamo, prendiamo posizione: il Vangelo prima di essere annunciato va incarnato!
E’ ancora il primo modo per renderlo credibile!! E’ ancora la prima forma di missionarietà a cui siamo chiamati.