Alla fine, oltre 50 firme sono state raccolte a sostegno della mozione presentata dai due comitati (di Premana e Pagnona) con l’appoggio di Legambiente e indirizzata all’amministrazione provinciale. Si tratta di un ordine del giorno che impegna la Provincia a tutelare al massimo il patrimonio idrico dei Comuni della zona, ma non solo. E intorno a quel testo si è sviluppata gran parte del dibattito di questa sera a Casargo. I sindaci del paese ospitante (Pina Scarpa) e di Pagnona (Martino Colombo) sottoscrivono l’ordine del giorno mentre i rappresentanti di Premana – in sala il sindaco Bertoldini e l’assessore Giovanni Gianola – pur non escludendo la firma si riservano di "discuterne" con giunta e tecnici comunali,
Il fatto scatena le polemiche, soprattutto da parte del comitato premanese "Salviamo i nostri torrenti" e da lì prende avvio un acceso confronto che vede protagonista per l’amministrazione Gianola, arroccato su una posizione tecnicistica che privilegia il rispetto delle normative e il tentativo di "lavorare" all’interno di queste (giudicate "lobbystiche" e fin troppo favorevoli ai privati per lo sfruttamento delle acque) per salvaguardare gli interessi ambientali.
Il pubblico mormora, non sempre è convinto dalle osservazioni di Gianola prima e Bertoldini poi, commenta e critica. Alla fine sembra che tutti siano d’accordo sulla difesa delle acque ma sono i rappresentanti di Legambiente a chiudere due ore di serrata discussione ricordando che gli amministratori devono saper ascoltare le istanze della popolazione e insieme – gente comune e poilitici – tutti hanno l’opportunità, oggi più che nel passato, di intervenire e portare avanti le proprie idee soprattutto in materia ecologica.
A fine pagina proponiamo il testo integrale dell’ordine del giorno destinato al consiglio provinciale; è possibile firmarlo nei tre Comuni interessati, in questi orari:
-PREMANA mercoledì 19 dalle 14 alle 19
-PAGNONA giovedì mattina
-CASARGO venerdì pomeriggio
IL TESTO DELL’ORDINE DEL GIORNO PROPOSTO QUESTA SERA
I Sindaci dei Comuni di Casargo e Pagnona
Il Comitato di Premana “Salviamo i nostri torrenti”
Il Comitato di Pagnona “Per la difesa del torrente Varroncello”
Legambiente
chiedono
che il seguente ordine del giorno venga discusso e votato dal Consiglio Provinciale e successivamente inviato ai Sindaci dei Comuni montani della Provincia di Lecco, alle Province interessate, alla Regione Lombardia, al Ministero dell’Ambiente, alla Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio:
Visto
l’abnorme numero di centrali idroelettriche di piccole dimensioni costruite, in via di costruzione o richieste sui fiumi e torrenti alpini e in particolare sui territori di Pagnona, Premana e Casargo dove si prevede che su 15 km di asta, per circa 14 Km l’acqua scorrerebbe in un tubo, provocando alterazioni importanti nella vita del corso d’acqua e del suo bacino nei vari aspetti naturalistici, idrogeologici, faunistici, paesaggistici, climatici ed economici;
che i lavori di captazione delle acque, la loro canalizzazione in condotte forzate, la costruzioni delle centrali insistono su territori di grande naturalità e fragilità idrogeologica come il Fontanon del Dent e la val Marcia;
considerato
che questi impianti rivestono un interesse economico limitato ai soggetti che li realizzano e soprattutto in virtù degli incentivi concessi e per la durata degli stessi in quanto la loro produzione bassa e non sempre costante non ne rende remunerativo il funzionamento, anche in base ai prezzi attuali dell’energia elettrica;
e che non rappresentano una soluzione al problema energetico nazionale dal momento che, come è documentato dai rapporti tecnico-statistici, la potenza complessiva generata dalle mini e micro derivazioni attualmente in essere, è inferiore al 2% della produzione energetica nazionale;
che il fabbisogno di energia è in diminuzione e quel che serve è semmai che il sistema elettrico si regoli sulla gestione della domanda, riducendo la potenza massima e ottimizzando la rete elettrica nazionale anche in base al dinamismo delle fonti rinnovabili;
riscontrato
che le opere per la realizzazione di centraline interessano località montane le quali si vedono private di una delle principali attrattive – la presenza delle acque dei torrenti – importante per il loro sviluppo economico nel settore del turismo naturalistico collegato all’attività silvo-pastorale;
che alle comunità locali restano i danni ambientali, il depauperamento del paesaggio, gli impianti dismessi una volta conclusa la produzione redditizia, a fronte di compensazioni, peraltro non sempre ottenute dalle amministrazioni, di entità di gran lunga inferiori ai danni provocati;
che in questa più ampia prospettiva l’accanirsi sui piccoli torrenti della Valvarrone e addirittura della selvaggia val Marcia dove il nome parla da sé, per sottrarre il tanto che c’è in termini di ambiente naturale e biodiversità, oggi e in futuro sempre più preziosi, rivela tutta la sua pochezza rispetto al fabbisogno collettivo, mentre evidenzia lo scopo speculativo di corto respiro da parte di alcune imprese e società che sfruttano gli incentivi governativi superiori del 40% rispetto a quelli della media europea.
che la popolazione è esasperata, palesando malumori e lasciando presagire tensioni sociali per il futuro;
preso atto
che nel Documento della Regione Lombardia depositato per la Vas del sistema energetico ambientale si evidenzia che:
«Senza una corretta politica di regolamentazione delle portate d’acqua alcuni tratti dei fiumi potrebbero essere interessati da impatti sulle specie dell’ittiofauna, con il deterioramento degli habitat e la perdita di specie di fauna e flora tipiche degli ambienti ripariali. Un altro aspetto riguarda le opere di sbarramento, le quali possono rendere molto difficoltosa o addirittura impedire la risalita di alcuni pesci nelle fasi migratorie verso i punti di riproduzione.
Le opere idrauliche per lo sfruttamento dell’energia idroelettrica possono determinare un peggioramento della qualità paesaggistica degli ambienti fluviali e naturali in cui vengono inserite e, in particolare, produrre variazioni della morfologia fluviale e perifluviale dovuta alle opere in alveo e spondali. L’edificazione di strutture a servizio dell’impianto nel caso di nuove realizzazioni e l’infrastrutturazione per l’accesso ai punti di presa e opere accessorie (vasche di carico, vasche di decantazione, canali di adduzione, ecc.) produrranno consumo e impermeabilizzazione del suolo, in particolare per la realizzazione di grossi impianti. Inoltre gli impianti idroelettrici possono costituire una fonte di inquinamento acustico e luminoso, se non correttamente progettati.»
Alla luce di quanto premesso, per la regolamentazione della costruzione di centraline idroelettriche sui fiumi e torrenti montani della provincia,
si propongono le seguenti linee guida
da sottoporre agli organismi preposti ad emanare norme in materia e ai settori provinciali incaricati di istruire le procedure:
– nessun fiume o torrente può essere canalizzato per l’intero percorso, neanche in forma di numerosi spezzoni che si susseguono, quand’anche vi fosse restituzione dell’acqua in alveo per un breve tratto;
– sono esclusi con parere negativo quei progetti dove sono previsti lavori connessi alla costruzione di centraline in territori classificati nei piani comunali come esposti a forte rischio idrogeologico e ad alta propensione di frane e valanghe e come caratterizzati da elevata naturalità con qualità paesaggistiche e faunistiche;
– le aree sulle quali vengono realizzate le opere di captazioni e le sale macchine non devono essere vendute, ma date in concessione con canoni di affitto;
– non è consentito captare le acque dei torrenti all’origine, come nel caso del Varroncello;
– per salvaguardare la residua naturalità della Valvarrone, le tre centrali concesse e di imminente costruzione, oltre alla storica centrale Enel, sono da considerarsi un numero già elevato da non superare;
– metodologicamente, qui nel caso Val Varrone e in altre situazioni, è necessario valutare l’impatto ambientale di ciascun progetto non singolarmente ma complessivamente rispetto agli effetti sul bacino idrografico di appartenenza ;
– devono essere implementate modalità e tecnologie efficaci per il rilascio del DMV e il controllo diretto da parte degli uffici tecnici del Comune, a partire dalle centrali esistenti;
– è necessario rivedere i criteri per l’assegnazione degli incentivi.
Il Consiglio impegna la Giunta a coordinare i Sindaci dei territori montani e a unirsi con le altre province per richiedere modifiche migliorative della legislazione esistente, secondo i punti sopra elencati.